Damasco, 30 ago – Mentre i cristiani siriani denunciano la chiusura delle loro scuole nella Siria nord-orientale da parte di milizie curde, l’esercito siriano ha iniziato la riconquista della provincia di Idlib, grossa sacca tra Damasco e Aleppo dove da sette lunghi anni sono asserragliati vari gruppi terroristici. Quella di Idlib è in pratica l’ultima decisiva campagna militare contro i jihadisti ancora presenti in Siria. Sconfitto quasi definitivamente l’Isis, fatta eccezione per alcune zone desertiche ancora occupate dai miliziani del califfato fantoccio, ad Assad non resta infatti che riprendere il controllo dell’ultima grande città siriana tenuta sotto scacco dai gruppi affiliati ad Al Qaeda e da altre compagini di terroristi.
Dopodiché per la definitiva riunificazione della Repubblica Araba Siriana non resteranno che i territori del nord, al confine con Turchia e Iraq, controllati dai curdi incensati dalla sinistra globale che oggi tace di fronte alla chiusura forzata delle scuole cristiane. I vertici militari siriani sanno che riprendere il controllo della provincia di Idlib non sarà affatto una passeggiata, perché si troveranno di fronte decine di migliaia di jihadisti (si parla di 60mila uomini armati) che questa volta difficilmente avranno possibilità di opportuna resa immediata. Idlib fungeva da imbuto, qua l’esercito di Assad dirottava i terroristi che si arrendevano nelle altre zone occupate della Siria. Adesso l’imbuto può essere un cul-de-sac senza spiragli di fuga.
Nel frattempo anche per questa offensiva militare Damasco ha incassato il sostegno senza condizioni di Mosca, nonostante le costanti voci mediatiche che puntavano sul disimpegno di Putin volto a non forzare la mano con Erdogan e in vista del vertice di Teheran del 7 settembre tra i presidenti di Iran, Russia e Turchia. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha voluto anzi avvisare “i Paesi occidentali”, auspicando che “non vogliano ostacolare l’operazione anti-terrorismo” nell’ultima aerea non ancora sotto il controllo delle forze di Assad. “Spero che i nostri partner occidentali non vogliano favorire delle provocazioni”, ha precisato Lavrov durante la conferenza stampa di due giorni fa con il suo omologo saudita Adel al Jubeir. Chiaro il riferimento all’eventuale, ormai classico, utilizzo della propaganda mediatica internazionale, già pronta a tirar fuori fantomatiche armi chimiche ed eroici elmetti bianchi. Sarebbe obiettivamente l’ultima vergognosa operazione contro una nazione sovrana che ha dimostrato al mondo di esserlo, forse più di ogni altra.
Eugenio Palazzini
Siria, l'ultima grande battaglia: a Idlib conto alla rovescia per i terroristi
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