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La Somalia è una nazione devastata. Ma galleggia su un mare di petrolio

by Giuseppe De Santis
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Somalia, petrolio

Roma, 12 ott – Se c’è una nazione che esemplifica tutto ciò che non funziona in Africa, questa è la Somalia. Sopo la caduta di Siad Barre nel 1991 il Paese del corno d’Africa è stato colpito da carestie, siccità e guerre, problemi resi ancora più gravi dall’assenza di uno Stato centrale che non ha potuto imporre l’ordine e il rispetto della legge. Nel 2019 l’economia somala, che si basa su pesca, agricoltura ed esportazione di animali nella penisola araba, ha avuto una crescita del 3%, ma la pandemia causata dal coronavirus ha causato una nuova recessione che ha aggravato i suoi problemi.

Adesso però si comincia a intravedere una speranza per il futuro che si basa sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio che si trovano al largo delle coste. A tale proposito il governo ha creato la Somali Petroleum Authority, ente che avrà il compito di gestire il processo di assegnazione delle aree da esplorare alla ricerca del prezioso oro nero.

La Somalia galleggia su un mare di petrolio

La geologia della Somalia è simile a quella della penisola araba e quindi è certo che esistano importanti depositi di petrolio: si parla di un potenziale pari ad almeno 30 miliardi di barili, circa il 2% delle riserve mondiali. Il governo ha offerto diversi incentivi in termini di tassazione e diritti di sfruttamento per stimolare le compagnie petrolifere a investire, con una produzione che si stima possa essere profittabile anche con un prezzo del petrolio a 40 dollari.
Al momento i blocchi che saranno oggetto di esplorazione sono stati ridotti da 15 a 7 per rendere l’esplorazione più efficiente e la produzione inizierà nei prossimi sei o sette anni. Molti attendono con impazienza l’avvio delle perforazioni non solo perchè questo genererà maggiori entrate per lo Stato, ma anche perchè promette di creare non pochi posti di lavoro. Altro aspetto importante del progetto è l’accordo – già raggiunto – sulla suddivisione delle relative entrate tra lo Stato centrale e le sei regioni al fine di evitare eventuali conflitti.

Infrastrutture e investimenti

Ovviamente per poter sfruttare questi giacimenti è necessario disporre di infrastrutture adeguate: per questo sono in cantiere la costruzione di nuovi porti e l’ammodernamento di quelli esistenti, oltre ad investimenti al fine di potenziare gli apparati di sicurezza. L’esecutivo di Mogadiscio si aspetta molto dalla nascente industria petrolifera: è degno di nota il fatto che ingegneri e geologi somali, che attualmente vivono all’estero, abbiamo mostrato interesse a ritornare in Somalia per dare il loro contributo.
Giuseppe De Santis

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