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Sottrazione internazionale di minori: il “Protocollo Zardo” per risolvere il fenomeno

by La Redazione
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sottrazione internazionale di minori
Roma, 17 gen – Nella risoluzione positiva dei casi di sottrazione internazionale di minori manca un documento operativo condiviso tra operatori giudiziari, avvocati, magistrati enti territoriali coinvolti e servizi sociali. Un protocollo che consenta di superare le prassi applicative distorte a favore di provvedimenti che favoriscano i rimpatri dei bambini sottratti.

Sottrazione internazionale di minori: il “protocollo Zardo”

Per colmare questo vuoto, il Centro U.D.i.RE – Uomini e Donne in Rete contro ogni forma di violenza ha predisposto il “Protocollo Zardo“. Il documento prende il nome dal caso che ha coinvolto Luigi Renato Zardo, padre di Erik, vittima di sottrazione internazionale di minori con sentenza passata in giudicato dal Tribunale di Torino. Suo figlio non è mai più rientrato in Italia dal giorno del suo rapimento da parte della madre, fuggita in Ucraina, nonostante diversi provvedimenti giudiziari avessero disposto il contrario.
Il “Protocollo Zardo” è indirizzato a tutte le istituzioni italiane. In particolar modo a tutti gli assessorati alle politiche sociali e ministeri di competenza, affinché si facciano promotori dell’emanazione di registri che pongano fine al fenomeno della sottrazione internazionale di minori italiani, nati all’interno di matrimoni misti, rapiti da un genitore che scappa all’estero. I casi sono in crescita: negli ultimi 10 anni sono circa 90. Veri e propri sequestri di persona che privano il bambino di una parte delle sue radici (italiane). Costringendo il genitore che vuole riabbracciare suo figlio ad intraprendere un’odissea giudiziaria dall’esito spesso incerto.

Il tema della bigenitorialità

Dopo un anno di permanenza del bambino nello stato di rifugio, le nuove autorità possono decidere discrezionalmente se trattenerlo anche se sussistono segnalazioni di sottrazione. Lo prevede la Convenzione dell’Aia del 1980. Obiettivo evitare che un genitore si trovi a non poter più intervenire per far rispettare il suo diritto di vedere il figlio. Necessario quindi che lo Stato Italiano predisponga tutti i provvedimenti di garanzia, prima che si concluda l’anno dalla sottrazione.
Il tema della sottrazione internazionale di minori è completamente abbandonato a sé stesso anche per la burocrazia che norma questo ambito della giustizia. Una zavorra che ha lasciato irrisolte numerose vicende e ha visto la perdita di diversi cittadini italiani. A buona ragione il protocollo suggerisce dove e quando snellire le procedure, fissa regole rigide che riducono anche inutili costi e mette l’accento sul concetto della bigenitorialità.

La provenienza geografica cambia il tipo di intervento

Quando la donna che scappa con figlio è originaria di paesi dell’est immediatamente partono i servizi e la rete di tutela. Questi si adoperano per inserirla nella rete antiviolenza per la presa in carico, insieme al figlio, consentendole anche di organizzarsi per la fuga. Un cliché che si ripete sistematicamente.
Di tutt’altra flemma sono gli operatori che si trovano a risolvere casi in cui il motivo del rapimento è anche religioso. Si consente che bambine nate in Italia da matrimoni misti vengano portate in Paesi che prevedono lo sposalizio, anche a 12 anni, o le mutilazioni genitali, che vengano strappati dal loro paese per essere inseriti violentemente in culture molto diverse, che perdano la cittadinanza italiana, forse perché si tende a darla a chi arriva ma non per tutelare chi già ce l’ha.
Antonietta Gianola

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