Roma, 3 mar – In tempi di cieca ossessione iconoclasta che sta attraversando l’intero mondo occidentale (solo quello, perchè altrove il paragone si potrebbe fare unicamente con Isis e Talebani), ancora una volta la risposta più forte viene dai Paesi mediterranei. Se già l’Italia, qualche anno fa, mise a cuccia la Boldrini e i fanatici della Cancel culture, oggi la nazione che più si sta contrapponendo alle assurde logiche iconoclaste è la Spagna. Da sempre contesa e divisa, ponte tra Europa e Africa, e laboratorio politico della sinistra internazionale; la nazione iberica da anni attraversa un’opera di cancellazione storica contro il suo passato. Terra di Conquistadores e patria del moderno Fascismo di stampo franchista, la Spagna sta facendo i “conti” con la propria storia, sbattuta sul patibolo dai boia progressisti. In questa fanatica guerra contro la cultura europea, però, diverse associazioni, partiti e coraggiosi cittadini spagnoli si stanno ora opponendo a ciò che, fino a pochi mesi fa, sembrava incontrovertibile.
L’Aquila di Sagardia nella Guerra di Spagna
Dopo essere riusciti a porre sotto tutela dei Beni culturali la Piramide de Los Italianos, della quale vi abbiamo parlato nei giorni scorsi, è notizia delle ultime ore che, la stessa associazione che ha chiesto di preservare il monumento ai caduti italiani, ha avviato adesso l’iter per difendere l’Aquìla de Sagardìa. E’ un monumento di marmo e cemento, di origine franchista, dedicato alla colonna Sagardía e situato nel comune di Cilleruelo de Bricia nella provincia di Burgos, laddove si estendeva, per ben 80 km, uno dei fronti più caldi della guerra civile. Poco distante dalla Piramide italiana, il manufatto spagnolo fu costruito nel 1940, a seguito della partecipazione del generale Antonio Sagardía Ramos e della 62ª Divisione dell’esercito di Navarra all’offensiva del nord, come parte della rivolta militare contro rossi e repubblicani del 1936 e del suo ingresso nella città di Santander nel 1937. Terminato il conflitto, il Generalissimo Franco ordinò l’erezione della struttura nel 1940, progettata dagli architetti Eduardo Olasagasti e José Antonio Olano e i cui lavori furono eseguiti da Altuna Constructions. Nello stesso anno venne pubblicato un libro autobiografico di Sagardía, dove si legge nel prologo: “Ho promesso ai miei ragazzi due cose da fare alla fine della guerra: un monumento e un libro. Il monumento è già innalzato sulle terre di La Lora, così generosamente innaffiate del suo sangue” (Antonio Sagardia Ramos).
Dopo la Piramide de Los Italianos, ora si difenda l’Aguìla de Sagardìa
Come purtroppo accade in tutta Europa, in quest’epoca senza patria, la possente aquila razionalista purtroppo versa in vergognoso stato di abbandono, puntualmente nel mirino dei vandali, sul páramos de La Lora. Ma non è solo il degrado e l’incuria a minacciare il monumento patriottico. L’aquila del generale Antonio Sagardía è infatti finita anch’essa nel mirino di chi ne sostiene la distruzione dei monumenti franchisti, in applicazione della Legge della Memoria Democratica (un nome, un controsenso). Dopo aver avviato martedì scorso la procedura per la tutela di Bene di Interesse Culturale (BIC) della Pitamide dedicata alle truppe volontarie di Mussolini, ora la Direzione Generale dei Beni Culturali si appresta a ricevere una nuova mozione in difesa dell’Aguìla de Sagardìa. LAssociazione per la Conciliazione e la Verità Storica (ARVH), ieri ha affermato di intendere far qualificare anche il monumento a Sagardìa come prezioso bene culturale, storico e turistico, procedendo alla sua riqualifica.
Monumenti patrimonio della Spagna
Nella petizione BIC avanzata dall’associazione iberica, si legge che il monolite franchista “è un imponente complesso di grande significato militare, una costruzione unica costituita da una grande massa di cemento e marmo che rappresenta l’aquila imperiale pronta a spiccare il volo; una lapide commemorativa a terra e due colonne che ne danno accesso”. In una dettagliata descrizione del manufatto novecentesco, ARVH ribadisce dunque l’importanza architettonica e artistica dell’opera, esaltando la forma dell’elemento principale; l’aquila, che rappresenta l’esercito. “L’insieme è solido, senza lacune – si continua a leggere nella petizione – circondato da un bordo di marmo nero che da un lato recita ‘Presente’ e dall’altro un intero elenco di battaglioni e bandiere che componevano la 62ª Divisione insieme ad un altro elenco delle imprese compiute nella campagna bellica”. L’ARVH cita inoltre un rapporto dell’architetto José Ismael de la Barba, il quale evidenzia il simbolismo e il linguaggio degli anni ’40 “che non possono mancare”. “E’ un pezzo di un patrimonio storico unico che raccoglie meriti sufficienti per il suo mantenimento e la sua catalogazione”. Nella mozione vi è allegato poi anche un altro studio del ricercatore e ambientalista José Piñeiro sui monumenti di guerra nella provincia di Burgos. “Insiemi monumentali – si legge – che a parte il grande carico di moralità e grandezza che accumulano, rappresentano un’evidente attrazione turistica ed economica per le località in cui sono ubicati”.
Legge nazionale, altro che “Memoria democratica”!
Secondo i suoi difensori, il complesso monumentale deve essere quindi posto “nell’ambito della protezione storico-artistica e culturale della Legge 16/1985, del 25 giugno, del Patrimonio Storico Spagnolo e della Legge 12/2002 dell’11 luglio, Patrimonio Culturale della Comunità di Castilla y León”. Un interesse garantito dal “mandato stabilito dall’art . 46 Cost., che allude alla “conservazione che riguarda i pubblici poteri per l’arricchimento del patrimonio, qualunque ne sia la forma giuridica e la titolarità“. Infine ARVH ricorda che esiste una “dottrina giurisprudenziale” delle Corti Suprema e Costituzionale che già da sè dovrebbe garantire la conservazione dei monumenti storici. Augurandoci che anche questa iniziativa a tutela del patrimonio storico riesca a trionfare in sede istituzionale, facciamo i nostri più sinceri complimenti agli amici spagnoli per essere “passati” laddove gli iconoclasti della sinistra moderna stavano già assaporando una grigia vittoria.
Andrea Bonazza
4 comments
Porcate franchiste, pure orribile e di ZERO valore artistico che se demolite renderebbero la Spagna ancora più bella di quello che è oggi! Spagna che NON era così bella quando Franco la costrinse a 40 anni di miseria e fascismo e faceva edificare questi orribili e ridicole inutili opere.
[…] Spagna, continua la lotta alla cancel culture: ora si tuteli l’Aquila… […]
[…] 5 marzo – La cancel culture – espressione ormai entrata di moda che potrebbe essere tradotta con una locuzione italiana più […]
La Spagna era bella grazie alla sofferta, dura ma realista, eredità lasciata dal franchismo.
Ora l’ eredità se la sono giocata, mangiata e salvo miracoli, si avviano verso il baratro, purtroppo non da soli.