Roma 23 giu- Confondere il gesto folle di Dylan Roof, che pochi giorni fa ha ucciso 9 afroamericani nella chiesa di Charleston in South Carolina, con l’epopea degli stati confederati americani sarebbe sminuire una parte importante della storia americana come la Guerra di Secessione.
Tra il dicembre del 1860 ed il febbraio del 1861 dieci Stati del Sud si costituirono in una Confederazione Indipendente dopo l’elezione di Abraham Lincoln come presidente degli Stati Uniti d’America. Lincoln, esponente del Partito Repubblicano, avrebbe favorito le rivendicazioni della borghesia degli Stati del Nord, come ad esempio l’aumento dei dazi doganali che avrebbero agevolato le produzioni industriali del Nord e dell’Ovest ma che avrebbero recato danno alle esportazioni di cotone dal Sud.
Gli stati del Sud infatti basavano la loro economia sulla produzione di cotone, tabacco e riso proveniente dalle grandi piantagioni dove la manodopera proveniente dall’Africa (importata dal Portogallo a partire dal XVI secolo) era la maggioranza. Così nell’aprile del 1861 gli stati del Sud dichiararono la secessione dagli Stati Uniti provocando la reazione del potere federale. Aveva inizio la guerra civile.
Da un lato l’esercito confederato fedele alla propria terra, guidato da aristocratici e pronto a morire contro l’invasore del Nord. Dall’altro l’esercito nordista sicuramente meglio equipaggiato grazie alla società prettamente industriale.
Dopo le prime vittorie delle truppe confederate, guidate dal generale Robert Lee, il fattore numerico ed economico portò gli Stati del Sud alla sconfitta nel 1865. La “rivoluzione democratica”, implicita nell’esito della guerra di secessione, fu ben lontana dal raggiungere l’obbiettivo prefisso. Sebbene la schiavitù fosse stata abolita le condizioni degli schiavi cambiarono ben poco. Inoltre la legge del 1862 sulla distribuzione delle terre libere fu revocata pochi anni dopo la fine della guerra.
Oggi quella pagina di storia, dove i ricchi stati del nord in mano ad industriali e borghesi sconfissero gli stati del sud, ancorati ad una tipica società tradizionalista ed agricola, vuole essere cancellata.
“Non abbiamo mai voluto offendere nessuno con i prodotti che offriamo. Abbiamo preso misure per rimuovere dal nostro assortimento tutti gli oggetti che promuovono la bandiera confederata”, ha detto alla Cnn un portavoce di Walmart, Brian Nick, che associa la follia di Charleston agli ideali confederati. La bandiera a sfondo rosso attraversata da una croce blu su cui spiccano le stelle degli stati confederati è ancora oggi simbolo di identità per i sudisti. I benpensanti ci vedono invece simbologie razziste degenerate nel gesto di Dylan Roof.
Addirittura la governatrice della South Carolina, Nikky Haley, annuncia che la bandiera confederata potrebbe essere tolta dagli edifici pubblici. “E’ parte integrante del nostro passato ma non rappresenta il nostro futuro e il fatto che abbia provocato dolore a molti è sufficiente per toglierla”. Queste le parole della repubblicana alla guida dello stato in cui è accaduta la disgrazia di Charleston.
Gli annunci della Walmart e di Nikky Haley sembrano le parole della nostrana Laura Boldrini quando propose di smantellare l’obelisco del Foro Italico perché di costruzione Fascista. La storia viene scritta dai vincitori sui libri. Ma non tutto può essere sottoposto a revisione storica. Altrimenti dovremmo pensare che anche il Colosseo debba essere smantellato in quanto costruito da schiavi.
Federico Rapini