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Si suicida con un colpo di pistola al petto un sostenitore di Trump arrestato per l’assalto al Campidoglio

by Davide Di Stefano
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Washington, 14 gen – Un sostenitore di Donald Trump arrestato dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio si sarebbe suicidato con un colpo di pistola in petto. Si tratta di Cristopher Stanton, bancario 53enne della Georgia, che sabato mattina è stato ritrovato morto dalla moglie nel seminterrato della sua casa ad Alpharetta. “C’è sangue ovunque, aiutatemi”, così la donna avrebbe detto ai soccorsi stando a quanto riportato dal Daily mail. La scena è stata descritta dalla polizia come “particolarmente angosciante“. Stanton aveva due figli ed un suo amico lo ha definito “un devoto padre di famiglia”.

I dubbi sulla dinamica del “suicidio” del sostenitore di Trump

Dunque un suicidio inaspettato, l’uomo non soffriva di crisi depressive e anche le conseguenze penali del suo arresto non erano così rilevanti. Stanton era stato fermato dopo l’assalto al Congresso, reo di non aver rispettato il coprifuoco imposto dal sindaco di Washington Dc, Muriel Bowser. Le circostanze del decesso non sono del tutto chiare ed è in corso un’inchiesta per cercare di ricostruire meglio la dinamica dei fatti.

La morte di Stanton c’entra con il portatile della Pelosi?

Stando alla versione francese di Sputnik, Stanton durante l’assalto al Congresso avrebbe scattato delle foto nell’ufficio della speaker della Camera Nancy Pelosi e avrebbe trafugato il suo portatile. Il furto di alcuni computer dal Congresso, tra cui quelli dell’ufficio della Pelosi, è un fatto acclarato. In ogni caso Stanton non è l’uomo diventato famoso per la foto con i piedi sulla scrivania della Pelosi, che si chiama invece Richard ‘Bigo” Barnett.

Una vicenda oscura

In ogni caso sono molti i punti da chiarire intorno alla morte di Cristopher Stanton. Si è veramente suicidato? Qual è stata l’effettiva dinamica dei fatti e perché un uomo che non aveva mai fornito segni di squilibrio avrebbe compiuto un gesto simile? L’eventuale connessione con i computer trafugati dal Congresso, tra cui il portatile della Pelosi, ha un ruolo in questa storia? Oppure è solo una “bufala social” diventata virale e ripresa da alcuni media? Sono molte le domande alle quali ancora bisogna dare una risposta.

Davide Di Stefano

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