Roma, 30 apr -“Sto considerando di inserire Antifa, quei codardi mentecatti della sinistra radicale che vanno in giro a colpire le persone disarmate sulla testa con mazze da baseball, fra le principali Organizzazioni del Terrore“. Così Donald Trump ha tuonato su Twitter, avvertendo gli antifascisti in questione. Il presidente degli Stati Uniti li vuole dunque inserire nella black list dei gruppi terroristici, insieme alla banda da strada Ms-13 e ad altri movimenti simili.
Secondo Trump, grazie a questa particolare bollatura, si “renderebbe più semplice il lavoro della polizia”. Con tutta probabilità, la minaccia del presidente statunitense, è una risposta a quanto successo a Portland lo scorso 30 giugno, quando il reporter conservatore Andy Ngo è stato aggredito e ferito alla testa da un gruppo di antifascisti. Di certo però non si tratta di un caso isolato e in Italia lo sappiamo bene.
Black list
Ma non è certo la prima volta che gli Stati Uniti decidono di classificare un’organizzazione, politica e non, come terroristica. Negli anni, nel lungo novero ci è finito di tutto e in alcuni casi gruppi prima considerati nemici di Washington sono finiti nel calderone degli alleati oppure semplicemente sono stati rimossi dalla lista perché giudicati tutto sommato non più così pericolosi. Un taglia e cuci condito anche da previsioni di rimozione, annunci rimasti sulla carta e tattici (almeno in apparenza) cambi di strategia. Gli stessi talebani si sono rivelati per gli Usa, a seconda del momento storico, prima buoni, poi cattivi, poi tutto sommato utili.
Eugenio Palazzini
3 comments
God bless Trump !
Non ha mica tutti i torti….
Ci hanno messo l’Animal Liberation Front, che non ha mai fatto male a nessuno, perché non metterci i violenti?