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Trump contro Twitter: “Ce l’ha con me, è discriminatorio”

by Eugenio Palazzini
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Roma, 23 apr – Una campagna elettorale vinta a suon di cinguettii, dichiarazioni politiche, riforme, sanzioni, guerre e accordi bilaterali: tutto annunciato su Twitter prima che alla stampa. Donald Trump ci ha ormai abituato, da anni usa questo social come suo principale megafono. Chiunque voglia sapere cosa dirà o cosa intende fare il presidente degli Stati Uniti, di qualunque questione si tratti, corre a visionare il suo profilo Twitter. Anche stavolta, come di consueto, l’affondo quotidiano di Trump è arrivato da Twitter. L’aspetto singolare però è che si tratta di un attacco su Twitter proprio a Twitter, ovvero a quello che fino ad oggi conoscevamo come la sua bacheca del cuore.

“Twitter non mi tratta bene come Repubblicano”, cinguetta Trump, “è molto discriminatorio. Ci credo che il Congresso non vuole immischiarsi, ma dovrebbe. Servono più società, più giuste per spargere la parola”. Così il presidente Usa non solo ha attaccato il social, ma ha di fatto chiesto al Congresso di prendere posizione in merito. Il tycoon ha preso spunto per il suo j’accuse dal tweet di una giornalista statunitense di Fox, Maria Bartiromo, che ha scritto: “Trump è la cosa migliore che sia capita a Twitter”.

Non solo Twitter

In realtà però non è la prima volta che il presidente americano se la prende con Twitter. Lo scorso dicembre ad esempio disse senza mezzi termini che “Facebook, Twitter e Google sono sbilanciati in modo ridicolo a favore dei democratici. Twitter, infatti, ha reso molto più complicato per le persone seguire #realDonaldTrump”, ovvero il suo account.

Ad agosto 2018 accusò chi diffondeva fake news sul suo conto: “Anche Facebook e Twitter si stanno muovendo in un territorio pericoloso, dovrebbero stare molto attenti, oltre la mania di tutti per le fonti anonime che rivelano storie di fantasia e fiction”. Va detto poi che più volte la stampa di sinistra americana ha incalzato Trump chiedendo addirittura a Twitter di chiudere il suo account o almeno di censurarne i tweet.

Eugenio Palazzini

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