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“Turchia nell’Ue”: così Erdogan torna a bussare alla porta di Bruxelles

by Eugenio Palazzini
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Roma, 10 mag – La Turchia è un Paese europeo o asiatico? Vexata quaestio, eterno dibattito riguardante una nazione geograficamente a cavallo tra Europa Orientale e Asia Occidentale. In termini storici e culturali si potrebbe discutere a lungo sull’identità turca, assai complessa. Adesso però si pone più che altro una questione strettamente politica, sull’opportunità o meno di far entrare la Turchia nell’Ue. Più rischi che vantaggi, si dirà, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato a rilanciare la candidatura della sua nazione puntando tutto sul ruolo assunto da Ankara nella guerra in Ucraina. Un’astuta neutralità che di per sé, a suo avviso, fa gioco proprio all’Ue e mostra il volto affidabile della Turchia in chiave diplomatico.

“Turchia nell’Ue”: la (nuova) richiesta di Erdogan

C’è poi la partita energetica e soprattutto la questione migranti, troppo spesso usati da Erdogan come grimaldello per aprire le casseforti di Bruxelles. “E’ di comune interesse concentrarci su obiettivi comuni piuttosto che sulle differenze, sui valori fondamentali che ci uniscono piuttosto che su interessi confliggenti. E’ arrivato il momento per l’Unione Europea di abbandonare politiche a breve termine imposte dagli stati membri e scrivere una nuova pagina di storia, a partire da questa guerra in Ucraina”, dice ora Erdogan.

Il leader turco afferma inoltre che la Turchia è un candidato “paziente e determinato, nonostante tutti gli ostacoli” per l’ingresso nell’Unione europea. Erdogan invita per questo Bruxelles ad attivarsi per l’affiliazione della Turchia “come parte di un piano per aumentare affidabilità e credibilità nel futuro”. Specificando che “le ripercussioni del conflitto in Ucraina hanno raggiunto un livello globale e riproposto la centralità strategica della Turchia che per l’Ue si riflette in ambiti come la sicurezza, i migranti e l’accesso a forniture energetiche”.

Trattative infinite e negoziati (im)probabili

Realisticamente, è piuttosto difficile che l’Unione europea riapra la discussione sull’eventuale adesione turca proprio in questa delicata fase. Tuttavia le trattative, sottotraccia, è possibile che vadano avanti. D’altronde esistono de facto dal lontano 1963, quando Ankara instaurò relazioni particolari con l’allora Comunità economica europea e firmò il Trattato di associazione, altrimenti noto come Accordo di Ankara. Poi, dopo anni di discussioni, nel 2005 iniziarono i veri e propri negoziati di adesione, a cui si opposero fortemente in particolare Austria e Cipro. Negli ultimi, l’atteggiamento aggressivo e ricattatorio di Erdogan non ha certo agevolato il processo di avvicinamento all’Ue, occhio però che il post guerra in Ucraina non cambi di nuovo le carte in tavola.

Eugenio Palazzini

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1 commento

Domenico 10 Maggio 2022 - 2:15

La popolazione europea, in piena decadenza, non è neanche l’ombra distorta del popolo turco. È chiaro il perché della paura degli stati europei verso la Turchia. Si prenderebbero il potere di decidere su tutto. Perché una società integra vince sempre su un’altra in declino. Aggiungete il basso livello dei politici europei rispetto ai turchi (e a quelli asiatici in generale). Non c’è confronto. Per l’uomo europeo medio e per il politico occidentale vale sempre la definizione dell’umanità data da Leonardo Sciascia..

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