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Ungheria, custodia cautelare per i clandestini. Orban: Europa vive nell’ingenuità

by Emmanuel Raffaele
15 comments

orban ungheriaBudapest, 14 gen – “In Europa viviamo il tempo dell’ingenuità e dell’incapacità: gli immigrati sono vittime dei trafficanti, ma anche dei politici europei, che incoraggiano la migrazione con la politica di accoglienza”. E’ con queste parole che il premier ungherese Viktor Orban, a poche ore di distanza dall’annuncio dei giorni scorsi sulla stretta alle ong immigrazioniste. ha annunciato il ripristino della custodia cautelare per gli immigrati clandestini, inclusi quelli che faranno richiesta d’asilo per tutta la durata della procedura. Una procedura che l’Ungheria aveva sospeso nel 2013 in seguito alle pressioni della comunità internazionale e, soprattutto, dell’Unione Europea ma che, adesso, il governo ha deciso di riportare in auge: “La misura va contro le norme internazionali, precedentemente accettate anche dall’Ungheria. Lo sappiamo, ma lo faremo lo stesso“, ha spiegato ancora il primo ministro. Poi, a proposito della minaccia terroristica connessa all’immigrazione incontrollata e con evidente riferimento alle stragi di Berlino e Nizza, ha aggiunto: “Da noi non ci saranno camion che investono chi festeggia“.

“Abbiamo reintrodotto la pratica della custodia cautelare nei casi di coloro le cui domande d’ingresso in Europa non abbiano ancora avuto un esito legale”, ha spiegato il leader magiaro in diretta sulla radio pubblica, “l’Ungheria non può affidarsi a una soluzione qualunque che venga dalla Ue. Dobbiamo difendere la nostra sovranità“.

Emmanuel Raffaele

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15 comments

Paolo Insanity 14 Gennaio 2017 - 11:44

L’italia dovrebbe prendere esempio dall’Ungheria. Se non nella costruzione di muri lungo i confini, quanto meno nella necessità di riprendersi la propria sovranità. L’U(B)E, Unione (Banche) Europee, è buona solo a battere cassa per riavere indietro soldi che non avremmo necessità di farci prestare se potessimo stamparceli da noi, ma quando è ora di smezzare 200.000 parassiti… non sa! non ricorda! Italia sì già sentita, ma in questo momento non mi sovviene!
Basta! Riprendiamoci l’Italia e la nostra libertà!

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Nessuno 14 Gennaio 2017 - 8:42

quindi la “vostra libertà” significherebbe essere trattenuti, fermati o arrestati (da noi la custodia cautelare equivale, di fatto, ad una porzione della pena detentiva) arbitrariamente, senza processo, senza diritto di difesa, senza alcuna prerogativa di cognizione delle presunte fattispecie ed ipotesi di reato (reato? E di che reato parliamo?) a carico dell’individuo (che sarebbe… indagato? Imputato? boh…)

Ecco. E se capitasse a voi? Ci avete mai pensato?

Immaginate di ricevere dalle nostre “amatissime” Forze dell’Ordine, un trattamento del genere. Senza reati, senza processo, in galera! Perchè? Misura cautelare… Proporrei pure di cancellare la Magna Charta se resta il tempo…

Io credo che stareste tutto il tempo a tirare pugni al muro (in cella) rimuginando sulla palese ingiustizia subita, costretti dietro le sbarre senza aver potuto neanche dire una parola in propria difesa.

Al di là di tutte le stronzate che mi tocca leggere, ecco l’essenza del fascismo (e qualcuno parla pure di libertà!). Andatelo a dire in giro, vi prego! Diffondete questo verbo! Gridatelo ai quattro venti: questo è il Paese che vogliamo! Italiani sappiatelo: questo è quello che davvero vi faremo se fossimo al governo!

Da persona garantista, purtroppo, non munita di casellario giudiziale “pulito”, in ragione di quanto fatto per ragioni ascrivibili alla militanza politica, mi auguro che gli imperituri spiriti di Beccaria, Montesquieu e del sommo Feuerbach possano fulminare questi nemici della Democrazia e della (vera) Libertà… Pur rendendomi conto del fatto secondo cui molti, troppi sembrano amare la “frusta”, o almeno così dicono prima di averla davvero assaggiata…

p.s. con tutto il rispetto, ma, se nutrite queste insane passioni d’esser comandati e dominati dall’ “uomo forte” di turno, perchè non ve ne andate a vivere in Ungheria?

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Pino Rossi 17 Gennaio 2017 - 10:47

Non so quanto lei sia uscito dal territorio del nostro continente. Provi a recarsi in un qualsiasi paese extraeuropeo senza visto d’ingresso. Naturalmente, verrà imprigionato, finché non si chiarisce la sua situazione. Da dove viene questa sicumera? Esca, viaggi, veda l’Asia, l’Africa, le Americhe, conosca la prassi consolare e immigratoria degli altri paesi, poi potrà chiosare di immigrazione.

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Ugo 15 Gennaio 2017 - 10:10

Nessuno, chi veramente scappasse da una guerra o fosse comunque veramente perseguitato ringrazierebbe già semplicemente per la possibilità di vivere libero dalle minacce alla propria vita. Un “rifugiato” ha bisogno un rifugio, e un’area circoscritta, vincolata e controllata è un rifugio. Inoltre, il rifugio non deve per forza essere confortevole, deve essere solo sicuro, anzi la mancanza di comodità può costituire uno stimolo per tenere vivo nel rifugiato il desiderio di lasciare al più presto la zona ove è fuggito all’unico scopo di tutelare TEMPORANEAMENTE la propria vita. Dunque, ben venga la spartanità delle aree predisposte per l’accoglienza temporanea dei rifugiati (in attesa di poter tornare alla propria, sicuramente amata, Patria che hanno lasciato obbligati da tanto dolore). Lo stesso ragionamento valga per l’integrazione: che senso ha integrare persone che sono qui solo perché costrette a una fuga temporanea?

Scendendo cinicamente più sul pratico: perché occorrerebbe fornire “servizi” a rifugiati e richiedenti asilo? Dato un luogo circoscritto e garantito e i materiali essenziali necessari, davvero non esistono tra loro cuochi, medici, fornai, persone in grado di provvedere alle pulizie, al lavaggio della biancheria e via dicendo? Un campo ben predisposto e VIGILATO in terra straniera, un campo nel quale poter condurre una vita frugale ed autonoma nella consapevolezza piena della provvisorietà di quella condizione TEMPORANEA in attesa dell’agognato rimpatrio, quel campo sarebbe la soluzione qualora non si fosse di fronte a una mistificazione dei fatti. Ma siamo di fronte ad una mistificazione dei fatti, colpevole ed intenzionale, con finalità ben lontane da quelle dichiarate.

P.S. Libera opinione di un libero cittadino. Sarebbe il caso che il Parlamento (ed il Governo che ne è il braccio operativo) appurasse quale percentuale di quel Popolo Sovrano che dovrebbero rappresentare (non comandare) condivida opinioni simili ed agisse di conseguenza, secondo il concetto di rappresentanza (non di dominio) che dovrebbe contraddistinguerlo in una vera democrazia. Vera. Democrazia. Parole difficili. Probabilmente di fantasia.

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Nessuno 15 Gennaio 2017 - 8:59

No, per favore. Non buttare tutto in “caciara”.

Proprio perchè so che la discussione sarebbe divenuta interminabile, essendo incolmabili le distanze politiche, e soprattutto le sensibilità umane, sul fenomeno dell’immigrazione, non sono sceso nel dettaglio, non citando nemmeno per inciso, nel mio precedente intervento, l’argomento “migranti”.

L’articolo parla di “Custodia Cautelare” ed io, pertanto, mi son limitato a parlare di “stato di diritto”, conquista fondamentale dell’Umanità, ed in particolar modo, ossatura ideologica (seppur di matrice liberale) di ciò che ha fatto dell’Europa e dell’Occidente, ciò che sono. Infatti, davanti a tante pretese di “antimodernità”, pure care ad alcune anime della vostra “area”, non è certo l’Europa “cristiana ed identitaria” ad essere risultata vincitrice nell’agone della Storia… Anzi! Fino a quasi la prima metà del XVIII secolo il nostro continente, ancora ammantato di superstizioni e fanatismo religioso, risultava terra assediata da potenze mussulmane in grado di “far male” o addirittura competere alla pari con le loro omologhe cristiane. Basti pensare ai Sultanati di Barberia o allo stesso Impero Ottomano (che poco prima dello scoccare del 1700, si azzardò ad assediare ed a quasi conquistare persino la Vienna asburgica!).

Non è stata dunque l’Europa cristiana e fedele ai “suoi valori” ancestrali a conseguire l’obiettivo (incommensurabile nelle sue dimensioni, seppur deprecabile secondo un personale senso di equità) di vittoria sulla restante parte del globo; tale risultato è semmai ascrivibile prima di tutto alla industrializzazione, al sorgere della modalità di produzione capitalistica, al mercato in via di globalizzazione imperialistica e colonialistica, e quindi, consequenzialmente, come riflesso di sovrastruttura, alla diffusione della cultura, all’Illuminismo, al laicismo derivatone ed allo stesso “odiato” liberalismo! Questa Europa, e non quella crociata, ha colonizzato immense estensioni di territorio in America, in Africa, in Asia, in Australia, dapprima popolati spesso da orde ostili, spesso in procinto di compiere invasioni devastanti contro di noi!

Lo stato di diritto, in questa civiltà, un tempo ovunque vittoriosa, era lo strumento adottato dalle nazioni dominanti quale misura di superiorità identitaria, ideologica, culturale e solo infine, giuridica, rispetto agli agglomerati non civilizzati. Ed esso, per sua natura, è universale, non soffermandosi a dividere l’umana stirpe per appartenenza etnica, nell’estrema semplicità delle sue formulazioni: non accentrare tutti i poteri in un’unica istanza e garantire gli uomini (non solo i cittadini) dall’arbitrio del sovrano o del giudice.

Ritornando al tuo intervento quindi, senza nemmeno considerare se il carcere o C.I.E. (perchè di questo si tratterebbe comunque) in cui qualsivoglia persona debba permanere, sia tenuto in condizioni accettabili o meno, se ci siano tende, case, cuochi, medici o altro, resta il quesito in nuce: sulla base di quale elemento di legittimità si ferma, si trattiene, si arresta o comunque si limita la libertà di movimento di un individuo, senza istruttoria d’indagine, senza imputazioni, senza processo, senza diritto di difesa… senza neanche previsione di reato? (Qualcuno potrebbe ricordare un vecchio brocardo secondo cui “nullum crimen, nulla poena, sine lege”, ma tant’è…). Come si fa tutto questo senza rinunciare alla propria identità culturale? Senza cadere nell’autoritarismo ed in una nuova, odiosa ed insopportabile dittatura, con tutte le sue censure e distorsioni?

Ecco, di nuovo, l’essenza del fascismo.

E, volendo pensar male (poichè la Storia, oltre che Andreotti, ci insegna che questa è la giusta via per interpretare gli eventi umani), chi ci garantirebbe che un “vulnus” di questo genere (permettere limitazioni alla libertà personale senza processo e senza diritto di difesa) non riesca ad estendersi gradatamente, includendo anche persone originariamente non colpite da questi provvedimenti? Non è mai accaduto in Italia? Sicuri? Qualcuno dimentica forse il “confinamento” degli antifascisti? No, per carità… Giusto per ricordare…

Quindi, caro Ugo, puoi conservare (se ti fa piacere) il tuo desiderio di essere dominato da qualcuno e di essere inserito in una qualche gerarchia rigida ed autoritaria. Per parte mia resto uomo libero nonchè democratico radicale e “sostanziale”, convinto che l’esercizio monopolistico della violenza repressiva di Stato debba essere il più possibile limitata dalla mia capacità di difendermi, il più possibile basata su elementi tassativi, certi, chiari, precisi, suscettibili di essere dibattuti e dimostrati in un giusto processo.

Perchè? Perchè ciò che oggi accade ad un migrante, domani (e, per Zeus, mi auguro che l’Italia non debba mai più provarne l’esperienza), potrebbe capitare a me, a mia moglie, a mio figlio, a mia madre, ad un mio amico, ad un compagno. A chiunque.

Ed io non ho alcuna voglia di medioevo.

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Piero 15 Gennaio 2017 - 10:56

L’Ungheria è stato sovrano e ha il diritto di rispondere ai reati nella maniera che vede più opportuno. Per quanto riguarda il reato, si tratta di reato di clandestinità. Il governo del presidente Orban è stato votato democraticamente, perciò esso non è autoritario ma rappresenta la volontà della maggioranza della popolazione.

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Nessuno 15 Gennaio 2017 - 11:31

Non mi va di dilungarmi in un dibattito con chi, evidentemente, non sa quasi nulla di diritto penale.

Basterebbe dirsi che negli ordinamenti a “diritto positivo”, come quelli “continentali” (inclusa Italia ed Ungheria), i sistemi penali definiscono reati solo quelle condotte, fattive od omissive, che colpiscono “beni giuridici” (il termine va inteso, latamente, in senso propriamente, appunto, giuridico… insomma non si tratta solo di beni materiali), escludendo pertanto, per consolidata dottrina e giurisprudenza europea, i delitti “biologici” o “esistenziali” (in parole povere, non si può essere autori di reato per un proprio status o appartenenza etnica!).

A ciò si aggiunga che la presunta “clandestinità”, se qualificabile quale “reato”, prima dell’applicazione di qualsivoglia sanzione o misura restrittiva, dovrebbe essere dimostrata in tutti i propri elementi, primo tra tutti l’ “animus” del presunto agente trasgressore. Quindi si dovrebbe procedere, prodromicamente, attraverso istruttoria, conclusione di indagine, imputazione con eventuale rinvio a giudizio, quindi dibattimento. Ancora si ricordi che le “misure cautelari” che pure possono essere adottate prima del rinvio a giudizio, devono essere motivate da comprovate esigenze di necessità ed urgenza (per evitare ad esempio la reiterazione del reato – ma come lo reitero se sono già entrato, con furgoni UE, nel paese? – oppure l’inquinamento delle prove – ed in questo caso, quali prove si dovrebbero inquinare?), da evincersi individualmente caso per caso, e con la possibilità di contraddittorio (insomma con l’assistenza legale avverso l’eventuale convalida del fermo) anche in sede di giudizio preliminare.

Ed in cosa consisterebbe poi questa “clandestinità” se non stiamo parlando di gente che “scavalca muri”, bensì di immigrati ripartiti secondo regolamenti e direttive comunitarie?

E poi… Che fine farebbe il diritto di difesa in questi provvedimenti?
Nel caso ungherese, la semplice allocazione (concordata con altri Enti statali, nella quale non trova spazio alcuno spazio la volontà soggettiva di reato) di migranti darebbe il via, non alla sussistenza del reato (lo stesso Orban ben sa che sta violando il diritto della sua stessa nazione e nell’articolo pure è citato!), bensì addirittura alla diretta applicazione della sanzione penale (la restrizione della libertà di movimento non può che essere assimilata alla detenzione) senza processo, senza garnazie, senza difesa!

Sia chiaro che chi richiede diritto d’asilo, giuridicamente, non è un clandestino! Anche secondo l’ordinamento giuridico ungherese, egli lo diventerebbe solo all’esito negativo della richiesta di diritto d’asilo (per tacitare ogni altra farneticazione, ti ricordo che l’Ungheria risulta firmataria della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948).

Non inutile ripetere, per chi è ignorante in materia, che , dati questi presupposti, la clandestinità perderebbe un altro elemento del supposto reato, in quanto non legata a comportamento soggettivo, ma prodotto da elementi che sfuggono al processo volitivo dei, sempre presunti, rei.

Piero neanche ti rendi conto, secondo me, dell’assurdità che hai descritto. Ti auguro sempre di vivere in un paese dove non siano vigenti norme del tipo da te indicate. Con queste premesse ti andresti a consegnare, mani e piedi legati, nelle braccia dell’arbitrio del potere statuale.

Non è tutto così semplice come tu descrivi… E per fortuna!

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Pino Rossi 17 Gennaio 2017 - 10:50

Teorie. Lei non vive nella realtà. Esca dalle mura del centro sociale, il mondo è grande.

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Nessuno 18 Gennaio 2017 - 1:46

Ho famiglia, lavoro e casa in affitto. Di quale centro sociale sta parlando?

Reply
Nessuno 15 Gennaio 2017 - 11:47

repetita iuvant:

“Articolo 6

Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un’eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un’eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8

Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibiltà di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonchè della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.

Articolo 11

1. Ogni individuo accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie per la sua difesa.
2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

Articolo 14

1. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.” (cit. Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 10.12.1948).

Inutile precisare che si tratta di fonte giuridica legittima.

Reply
Nessuno 15 Gennaio 2017 - 11:52

ps: l’Ungheria ha sottoscritto la Carta il 14 Dicembre del 1955

Reply
Piero 16 Gennaio 2017 - 2:04

Lei ha assolutamente ragione, la mia conoscenza di diritto penale risulta essere povera. Sta di fatto che Orban ha agito lo stesso, con il consenso della popolazione, e senza nessun tipo di ritorsione internazionale.Si evince che accordi e carte varie risultano essere inutili se non vengono applicate e non esistono contromisure non crede?
E ancora, la maggioranza della popolazione ungherese esprime un parere positivo dell’operato di Orban, segno che la sovranità popolare e la rappresentazione, parti chiave di una democrazia, non sono state violate.Ne il popolo ungherese sembra aver problemi con la violazione di queste norme, e considerando la loro storia recente, non credo si farebbero troppi problemi a disfarsi di Orban se egli non agisse con il consenso del popolo.

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Pino Rossi 17 Gennaio 2017 - 10:52

I trattati ingiusti non si applicano, si stracciano. Dovremmo prendere esempio, invece di osannare la spoliazione dell’Italia, in quanto abbiamo firmato un contratto per l’acquisto di un’enciclopedia. Il contratto ingiusto, estorto, firmato da traditori, si straccia. Punto.

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Lux 17 Gennaio 2017 - 4:20

Vorrei rispondere a “Nessuno” ed ai suoi post.
Lei Sig. Nessuno si diletta in disquisizioni giuridiche sterili perchè, secondo me, non sa neanche come funziona realmente la giustizia in Italia.
Faccio l’avvocato da una vita e le posso assicurare che la magistratura emette ordinanze di custodia cautelare su semplici ed inutili indizi…talvolta solo ed esclusivamente sulle dichiarazioni della persona offesa, senza cercare riscontri.
Non è che il terzo potere dello Stato si fa tanti problemi come Orban…
Rifletta!

Reply
Nessuno 18 Gennaio 2017 - 1:09

Caro collega “Lux”

Esercito la tua medesima professione, anche se lavoro quale civilista “giuslavorista” per un sindacato, quindi ho liberamente deciso di darti del tu. Mi perdonerai per questa personale “prolissa disquisizione”: deve trattarsi probabilmente di “deformazione professionale”! (per un ricorso per ingiunzione per un credito relativo ad un TFR mi è capitato di arrivare a scrivere addirittura dodici pagine, esclusi gli allegati… Con estrema felicità della giudice adita, come potrai immaginare… )

Ad ogni modo, al di là di ogni battuta (che accetto di buon grado) sulla mia logorrea, approfitto dell’occasione per parlare con una persona che, per sua dichiarazione, è disposta a dibattere.

Sono d’accordo sulle immense deficienze dell’ordinamento giuridico (penale, civile e pure amministrativo). Lo volevo ribadire; perchè? Perchè in nessun caso, nei miei interventi, ho lodato il nostro sistema penale. Anzi, a dire il vero, vi sarebbe da dire che l’Italia, congiuntamente a tutte le altre nazioni comunitarie, con l’istituzione dei C.I.E., ha dato il via al superamento della necessità del rispetto del diritto di difesa, aprendo inquietanti finestre nel tessuto sociale e giuridico del paese, tramite le quali, anche oggi, anche qui, sussiste il rischio di infiltrazione di tendenze totalitarie ed autoritarie; ed infatti negli italianissimi “C.I.E.”, si è già realizzata, in tutti i suoi elementi, la restrizione della libertà di movimento degli individui (in questo caso migranti) senza processo, senza difesa, senza garanzie di qualsiasi genere, con una palese quanto indebita compressione del diritto come sancito dal co. 2 art. 24 Cost. secondo cui (son parole bellissime che meritano di essere citate) “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”.

Pertanto, escludendo ogni presunta volontà tesa all’esaltazione del nostro modello di riferimento rispetto agli altri, non ho certo voluto conferire un qualche carattere di effettiva “intangibilità” degli assunti giuridici prodotti dall’Illuminismo e consolidatisi poi nella corrente positivista francese, italiana ma soprattutto tedesca, anzi… In realtà io lamentavo esattamente il contrario. Ovvero che nell’Ungheria di Orban, come nell’Italia del PD o nell’Austria dei Verdi e Socialdemocratici, quei principi cardine su cui, io e te, abbiamo passato anni di studio (e che, credo, possiamo comunemente e pacificamente definire una conquista dell’umanità tutta), vengano sistematicamente violati impunemente. Capisco che molti commentatori, non si rendano neanche conto del varco che tali ferite aprono all’arbitrio di giudici e governanti, ma confido che tu, quale professionista, ne abbia cognizione.

Eppure bisogna prendere atto che siamo giunti ad un punto in cui, tali conquiste secolari, venendo date per scontate, rischiano di essere lasciate nel dimenticatoio, come se non fossero di utilità per tutti, italiani, migranti, cittadini, clandestini, residenti etc. etc. etc. Addirittura (sono basito!) qualcuno, tra i commentatori, ha scritto che “Il contratto ingiusto, estorto, firmato da traditori, si straccia. Punto” (cit.); io mi chiedo se questo Pino Rossi sia cosciente del fatto che “straccerebbe”, usando un suo termine, la propria stessa possibilità di difendersi, spezzando il suo unico scudo, comportandosi, in una versione giuridica, come Tafazzi che si martellava i coglioni da solo!

In proposito, ricordo un vecchio esame, di quelli piccoli, che dai quasi come se si trattasse di un complementare: “Istituzioni di Diritto e Procedura Penale”, studiato sul “Manuale di Diritto Penale” di Marinucci – Dolcini, quale parte generale. Non so se l’hai sostenuto (non tutti gli orientamenti, al tempo, lo consideravano quale “fondamentale”) e, non so neanche se l’hai studiato sul medesimo testo.

Io però, lo confesso, l’ho ripreso spesso, specialmente quando la prassi della militanza politica ha spostato la mia attenzione dal diritto del lavoro all’ambito penale, per mera vocazione di “auto-difesa”… Lo ripresi, comunque sia, (ed ancora oggi lo ricordo) perchè mi colpì come un fulmine. L’insistenza degli autori, campioni di garantismo, sulla fondamentale importanza dell’esercizio di difesa e tutela contro l’arbitrio statuale e giudiziale, della separazione dei poteri, dei principi di precisione, di legalità o riserva di legge, di tassatività, del divieto di analogia e di irretroattività delle norme penali peggiorative, mi persuasero fino alla passione. Davanti a me, scorrevano (si: avevo una immaginazione molto fervida) scene di secoli di soprusi, ingiustizie, violenze e pene inflitte per il capriccio di questo o quel sovrano/giudice/sbirro, contro cui un manipolo di menti illuminate cercò di porre un’argine, erigendo un sistema in grado di restringere l’odioso potere punitivo statuale (o feudale), nel tentativo di ancorare la giustizia a leggi certe e chiare, all’oggettività dei fatti, a presupposti (che siano determinati in ogni loro aspetto) di colpevolezza individuale e soprattutto, alla irrinunciabilità della difesa in un giusto processo (e ti prego non porre come contro-argomentazioni le deficienze del nostro sistema, poichè esse sono solo uno sprone al conseguimento del pieno stato di diritto, non una motivazione per il totale rifiuto… E’ come dire che, accadendo in Italia omicidi, la fattispecie penale prevista per il medesimo reato sia da abrogarsi in quanto non funzionerebbe, invece di insistere nell’applicazione della legge!)

Posso illudermi che, come per me, anche per te, queste idee, seppur spesso tradite da una realtà becera e gretta, possano essere considerate quali una colonna fondante della civiltà occidentale? Voglio pensare di si.

E proprio per questo, mi sembra davvero molto più grave il fatto che tali principi, pure codificati in svariate solenni “Dichiarazioni” o “Convenzioni”, vengano violati sistematicamente, stravolti, surclassati, spesso dallo stesso potere giudiziario (anche di rango costituzionale), ancora più spesso dal potere esecutivo, come se si trattasse di cianfrusaglie obsolete…

Ti assicuro che non hai bisogno di descrivermi quanto claudicanti e davvero poco intelligenti siano certi assunti giudiziari, quante indagini basate sul nulla, quante persone sbattute in galera (misura cautelare…) sulla base di indizi ben lontani dall’assurgere alla forza probatoria che dovrebbe essere richiesta per limitare la libertà di circolazione e movimento di chiunque… A questo si aggiunga l’attitudine endemica della magistratura inquirente ad omettere di ottemperare alla propria funzione obbligatoria di istruire i processi ricercando non solo elementi a carico, ma anche a discarico. Ma se questi sono semplici “malfunzionamenti” della macchina giuridica, pure vanno considerati gli interventi legislativi sistemici tesi a superare quelli che dovrebbero essere limiti invalicabili in materia penale, con strumenti del tutto illegittimi quali, in passato, i decreti legge ed attualmente le leggi delega con conseguente decreto legislativo (e tanti saluti alla riserva di legge!)

Dunque, ritornando al discorso originario, e rivolgendomi a tutti gli interlocutori, pongo un quesito: posto che tali principi sono sistematicamente violati e che bisogna lottare duro, nelle sedi competenti, per assicurarsi il loro rispetto, non è forse una sciagura che essi vengano così liberamente disattesi? In Italia come in Ungheria?

Il limitare il potere di difesa dell’individuo, il veicolare la possibilità di un arresto senza processo, nei confronti di un cittadino come di un immigrato, non è di per sè un’aberrazione, a prescindere dall’appartenenza ideologica di ciascuno? Non capita a tutti di avere a che fare con le Forze dell’Ordine? Davvero credete che ciò che capita ad altri oggi, non potrebbe capitare a voi, domani?

Non sarebbe immensamente più intelligente, per non dire “umano”, il sancire come patto sociale vigente in maniera sostanziale, il rispetto dell’ancestrale quanto elementare principio dell’ “Habeas Corpus”?

Ed a questo punto, come spunto di riflessione per chi gioisce mentre si stracciano e si violano documenti fondamentali a difesa dei diritti di ogni uomo, credo sia più che adeguata, seppur abbastanza “banale”, la citazione del religioso tedesco Martin Niemöller, che molti avranno pure già letto; essa recita: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico. Quando presero i sindacalisti, ancora non dissi nulla, perché non ero sindacalista. Infine vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa” (cit.)

Ecco.

Infine, rispondendo con una domanda alle affermazioni di tutti gli altri interventi, non è forse autoritario un governo che consente la detenzione senza processo? Bastano davvero delle semplici elezioni periodiche, su cui incidono poteri politici, sociali ed economici, per sostanziare una democrazia? Ricordo che le peggiori dittature della Storia sono nate spesso in maniera “plebiscitaria”… Ma questo non ha impedito che in loro nome fossero compiuti innumerevoli misfatti indegni dell’umana stirpe ed intelligenza, nè ha esentato i popoli dall’imposizione di odiosi divieti di libera espressione, di associazione, di stampa, di pensiero, di sciopero etc. etc.

Certo, in Ungheria c’è Orban, che la figura di dittatore ce l’ha tutta… Ma altrettanto autoritarismo si trova nell’ovattato e giovanilistico, ma asfissiante, regime renziano; nella vomitevole e vuota retorica salviniana; nella decadente ed opaca assise berlusconiana; nella incomprensibile ed ottusa rigidità grillina…

La Democrazia sostanziale (io, per parte mia, ho in mente gli scritti di Trockij sulla “Democrazia Operaia”), non è utopia. Non lo è in quanto le sue condizioni oppositive, ovvero il processo di reificazione, la separazione tra capitale e lavoro con conseguente alienazione dal prodotto finito, il furto di plusvalore che conduce alla stratificazione di valore, sono reali e concreti, ma si tratta pur sempre di invenzioni umane, invenzioni davvero perniciose e proditorie, ma questa loro genitura, per deduzione, si traduce nel fatto che uomini e donne hanno, per secoli, vissuto liberi da esse.

C’è dunque vita sulla terra… anche senza capitalismo!

Non abbiamo bisogno di uomini forti che ci comandino col pretesto di “salvarci” da qualche fantomatico nemico (oggi i migranti, ieri gli ebrei…). Abbiamo invece l’urgenza di prendere parola, di non stare zitti, di buttare ogni fascismo nel cesso della Storia, di immischiarci in qualsivoglia affare e farlo nostro, di non delegare nulla al “salvatore della patria” di turno, di scavalcare il potere, di limitarlo nelle sue prerogative ingessate di vuota prepotenza, di umiliarlo con la vittoria dell’intelletto, di rifiutare ogni gerarchia, di rovesciare il tavolo e di affermare con la propria voce, che sia sfumatura tra milioni di altre voci, che al proprio posto non ci si sa stare. Non ci si vuole stare.

Tutto il resto, è solo oligarchia.

Si, sono stato prolisso.

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