Washington, 14 feb – Prima “tegola” sull’amministrazione Trump: si è dimesso l’ex generale Micheal Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale, travolto dallo scandalo sulle conversazioni tenute con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti in merito alle sanzioni alla Russia prima ancora che il nuovo esecutivo si insediasse alla Casa Bianca. Un atto dovuto a causa dello scandalo messo in luce da rivelazioni del Washington Post secondo le quali l’amministrazione era al corrente delle conversazioni incriminate di Flynn che lo rendevano “potenzialmente ricattabile dalla Russia”. Non accenna a calare quindi la battaglia mediatica contro la nuova amministrazione volta a dimostrare le possibili collusioni della stessa con Mosca, con l’obiettivo, più che presunto, di voler invalidare la votazione dimostrando come la Russia sia in qualche modo intervenuta negli “affari interni” americani in sede di campagna elettorale.
Impressioni in tal senso supportate anche dall’allora Ministro della Giustizia ad interim, Sally Yates, che riferì a Trump come, a suo avviso, Flynn avesse sviato membri dell’amministrazione, in particolare il vicepresidente Pence, circa la natura delle sue conversazioni con l’ambasciatore russo. Perplessità condivise, guarda caso, anche dai direttori delle due più importanti agenzie di informazioni americane: la Nsa e la Cia, questa già nell’occhio del ciclone di questa nuova amministrazione. Il Presidente Trump ha quindi nominato Joseph Kellog Jr. come consigliere ad interim in attesa di una nomina futura che andrà presa di concerto con i suoi consiglieri, ma appare chiaro che molto probabilmente il sostituto di Flynn sarà l’ex Generale Petraeus, già direttore della Cia dal 2011 al 2012, quando si dimise, ma soprattutto comandante del USCENTCOM prima e dell’ISAF poi, la forza internazionale di sicurezza in Afghanistan (dal 2010 al 2011) e precedentemente in Iraq. Costretto alle dimissioni da direttore della Cia per una nota questione di amore extraconiugale, Petraeus si è formato sul campo in Iraq ed in Afghanistan dove ha dimostrato le sue doti di comandante poco conformi a quella che è la “tradizione” americana, ottenendo dei risultati notevoli di “pacificazione” grazie alla nuova dottrina di addestramento e gestione delle forze locali e grazie ad una “conquista dei cuori e delle menti” che si avvicina molto ai nostri standard. Uomo di Bush poco simpatico ai democratici, l’amministrazione Obama lo “retrocesse” da comandante del USCENTCOM a comandante dell’ISAF, per le sue caratteristiche, in linea con la “dottrina Trump” di disimpegno dai teatri di crisi internazionali più “vischiosi”, sembra essere la persona più idonea a ricoprire il ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale.
Paolo Mauri
1 commento
Bene, quindi “l’ideatore” dello Stato Islamico diventerà consigliere per la sicurezza nazionale. Cos’altro può andare storto?