Roma, 25 lug — Le nozze da favola — in bianco e con tanto di Cadillac rosa — tra Jennifer Lopez e Ben Affleck che hanno fatto sognare milioni di americane, ne hanno fatte indignare altrettante. Ci riferiamo alla sponda femminista-progressista che da giorni sta ululando allo scandalo per la decisione di J.Lo di prendere il cognome del neomarito Affleck. Decisione arrivata come un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda per le paladine dell’empowerment femminile che si sono viste recapitare la newsletter (che ha circa 219 milioni di destinatari) con la nuova firma: Mrs. Jennifer Lynn Affleck.
Femministe in lutto: la Lopez diventa la sig.ra Affleck
Ad aprire ufficialmente le danze dello sdegno è stata la scrittrice americana Jennifer Weiner, che sul New York Times si è espressa in un’estenuante geremiade incolpando la Lopez di avere fornito un imperdonabile assist al patriarcato e inferto un simbolico «colpo basso» al femminismo Usa, che in questo momento — complice il ribaltamento della Roe vs.Wade — non godrebbe di ottima salute. Chiosa l’articolo l’inesorabile paragone — ormai utilizzato come il prezzemolo — con il romanzo distopico (da cui è stata tratta una fortunata serie televisiva) Il racconto dell’ancella (The handmaid’s tale), che narra di una teocrazia in cui le donne costrette alla riproduzione acquisiscono il nome dell’uomo deputato a inseminarle. Strano come la Weiner si sia dimenticata di etichettare come ancelle asservite al patriarcato anche personaggi del calibro di Hillary Clinton o Michelle Obama, alle quali nessuno rimprovera di avere adottato il cognome del marito.
Negli Usa le donne sono asservite al patriarcato?
Del resto, negli Stati Uniti solo il 20% decide di conservare il proprio cognome da nubile, rivela un’analisi del Times. L’80%, piange la Weiner, sceglie il Medioevo, la perdita dell’identità individuale, la sottomissione al pater familias. La Lopez, sostanzialmente, adottando il cognome Affleck avrebbe commesso il gravissimo reato di «celebrità che non segue i dettami progressisti» e va bastonata pubblicamente. Rachael Robnett, psicologa dell’Università del Nevada, è dello stesso parere della Weiner e rincara la dose: «La scelta di J.Lo riflette il maggior status e il potere degli uomini nelle relazioni e nella società». Come sempre, in queste riflessioni non c’è mai spazio per considerare la volontà di chi compie in prima persona la scelta. Si preferisce infantilizzare la decisione di una donna piuttosto di riconoscere in tale azione un’effettiva volontà. «La gente considera prendere il cognome del marito una simpatica tradizione», ha insistito la Robnett: «Ma è in gioco il potere. E il potere conta». In questo caso sembra conti maggiormente il potere che le femministe reclamano sull’universo femminile e non solo.
2 comments
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Si può ancora ritenere qualcuno “degno e meritevole” oppure bisogna attenersi al giudizio sovra popolare indegno ed infame?!