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Usa, guida turistica a afroamericani: “Niente cocomeri nel museo”. Accusata di razzismo

by Ilaria Paoletti
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Boston, 24 mag – Il Museum of Fine Arts di Boston ha emesso delle scuse ufficiali dopo che un’insegnante ha dichiarato pubblicamente che i suoi studenti delle scuole medie sono stati oggetto di comportamenti razzisti durante una visita la scorsa settimana.

Una classe di afrocamericani

Marvelyne Lamy, un’insegnante di terza media della Davis Leadership Academy di Dorchester, Massachusetts, appena fuori Boston, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook lunedì che il gruppo scolastico di cui era responsabile è stato “profilato razzialmente” durante un viaggio al museo il 14 maggio scorso. La classe era composta interamente da studenti afroamericani, ha scritto.

“Niente cibo, niente bevande e nessun cocomero”

“All’inizio del tour, uno dei responsabili dello staff ha dato una panoramica su cosa aspettarsi e ha detto ai bambini: “niente cibo, niente bevande e nessun cocomero””, ha scritto Lamy. “Durante tutta la nostra lunga visita molti dei nostri studenti si sono agitati e alla fine abbiamo attraversato la mostra con una guardia di sicurezza che ci ha seguito in ogni nostro movimento”. Come forse molti di voi sapranno, lo stereotipo del nero che ama mangiare cocomero e pollo fritto è considerato razzista negli Stati Uniti d’America. “È stato così brutto che ho iniziato a radunare i nostri studenti in modo che potessimo andarcene”, ha aggiunto. Lamy ha detto che ha parlato con lo staff mentre se ne stavano andando ma “mi mi hanno solo guardato con scherno”. Ha detto che sono stati offerti a tutti i biglietti per tornare al museo ma non hanno ricevuto scuse.

Le scuse del Museo

Il Museo delle Belle Arti ha quindi emesso le sue scuse due giorni dopo il post di Lamy, quando ha affrontato l’incidente in una lettera alla scuola, pubblicata sul suo sito web, mercoledì. “La settimana scorsa degli studenti in visita organizzata hanno vissuto una serie di esperienze difficili e inaccettabili che li ha fatti sentire non accolti”, ha scritto il museo. “Questo non è ciò che siamo o vogliamo essere. La nostra intenzione è quella di stabilire i più alti standard, e ci impegniamo in futuro per rendere ciò possibile”.

Ilaria Paoletti

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3 comments

Bracco 24 Maggio 2019 - 10:33

In un museo si dovrebbe vietare di potarsi cibo o bevande,in quanto anti-igienico e pericoloso per opere d’arte perchè veicolo di ulteriore umidità,untuosità,batteri.
Tra l’altro fin dalla giovane età i bambini e/o ragazzi vanno educati al buon senso.

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Roberto 28 Maggio 2019 - 10:33

Il problema è il riferimento al cocomero stereotipo di cibo preferito dai negri americani come il pollo fritto o la bevanda kool aid ( vedi anche il discorso iniziale del sergente Hartman in Full Metal Jacket). È come se a una classe di italiani in visita il museo avesse comunicato che è vietato consumare cibi e bevande aggiungendo niente spaghetti o vietato suonare il mandolino.

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Marco 29 Maggio 2019 - 3:36

…e una NON-NOTIZIA come questa ha fatto il giro del Mondo?!
Provate ad entrare in un quartiere negro degli USA… per non parlare delle continue aggressioni dei negri contro i bianchi che avvengono in ogni angolo del Mondo, ma rimangono sulla stampa locale se i censori si distraggono, altrimenti si sa solo per il passaparola. Ad esempio: La signora aggredita da un negro nella metro a Roma perchè leggeva un libro sgradito all’afroviolento, la leggeranno negli USA?! …e mille altre storie di razzismo contro i bianchi che capitano quotidianamente, rimarranno ignote, censurate.
Questa storiella del “razzismo” a senso unico è grottesca ed i vittimisti sono ripugnanti.
Il “razzismo” è soltanto PROPAGANDA per DEMONIZZARE NOI BIANCHI, per impedirci di reagire contro l’INVASIONE afro-islamica, per imporci la censura sulle idee, per incarcerare i nemici politici dei globalisti…

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