Roma, 24 mar — Ogni giorno le donne si svegliano sapendo che in qualche parte del mondo un uomo affetto da disforia di genere guadagnerà senza sforzo un podio, o un’onorificenza riservata agli esseri umani di sesso femminile, nel nome di quell’ideologia putrefatta per cui basta sentirsi donna e assumerne grottescamente le vaghissime, stereotipate sembianze, per poterne assorbire anche i meriti: alcuni giorni fa l’«onore» è toccato a Leigh Finke, primo deputato trans ad essere eletto nello stato del Minnesota, selezionato da Usa Today per apparire tra le «donne dell’anno».
Il deputato trans finisce tra le «donne del’anno»
Il nome di Finke compare in mezzo a figure di spicco quali l’ex first lady Michelle Obama, l’attrice Goldie Hawn e l’astronauta Nasa colonnello Nicole Mann, definite dalla rivista come un gruppo selezionato di «eroine locali e nazionali che ogni giorno hanno un impatto positivo nelle loro comunità». Il deputato, che ha effettuato la propria transizione nel 2017, è il secondo trans ad avere l’onore di comparire nell’elenco di «donne dell’anno» stilato da Usa Today; aveva fatto da apripista l’Assistente segretario alla Salute del presidente Biden, Rachel Levine, famoso per la sua battaglia a favore delle transizioni in età scolare e il pugno di ferro, anzi di piombo, in materia di restrizioni Covid negli anni della pandemia.
Eletto in quanto trans
La nomina di Finke ha — comprensibilmente — polarizzato il dibattito sui social, ma mai non sia che si osi criticare l’invasione di campo di un maschio in un ambito strettamente femminile. Le voci critiche hanno definito il riconoscimento «un attacco arrogante alle donne», il deputato trans non ha perso l’occasione per denunciare «l’odio online» contro la sua persona. «Voglio lavorare su molte questioni, ma alla fine, il motivo per cui sono qui è perché nessun trans è mai stato qui prima dora», aveva dichiarato nel giorno della sua elezione, di fatto ammettendo di essere stato eletto non per reale merito ma solo in quanto trans.
Cristina Gauri
1 commento
Si tratta di un evidente refuso: “donne” dell’ ano.