Roma, 21 mag – Colpo di scena sul caso Vincent Lambert, il 42enne francese tetraplegico e in stato vegetativo da 11 anni e a cui i medici dell’ospedale di Reims ieri avevano interrotto l’alimentazione. La Corte d’appello di Parigi ha inaspettatamente ordinato la ripresa delle cure per l’uomo dopo l’ennesimo ricorso dei genitori, contrari alla sospensione dei trattamenti che l’avrebbero di fatto condannato a morte contro la sua volontà. Il video di Vincent, in lacrime dopo aver saputo dalla madre della sentenza dei medici, ha fatto il giro del mondo. Il caso di Lambert è divenuto simbolo del dibattito sull’eutanasia e il fine vita in Francia.
La soddisfazione dei legali
Nel pomeriggio di ieri, la Corte europea dei diritti umani aveva respinto il ricorso per la mancanza di “nuovi elementi”, mentre il presidente Macron aveva fatto il Ponzio Pilato della situazione dichiarando che la decisione non spettava a lui. “Stavano per eliminare Vincent! Questa è una vittoria molto grande! Lo rialimenteranno e gli ridaranno da bere”, ha esultato la madre una volta al corrente della decisione della Corte d’appello. “Per una volta sono orgogliosa della giustizia”, ha aggiunto.
Soddisfazione espressa anche dagli avvocati della famiglia : “Abbiamo vinto, Vincent deve vivere, vivrà”. L’avvocato Jean Paillot ha commentato parlando di “straordinaria vittoria”: la ripresa delle cure, ha spiegato, coprirà un periodi di sei mesi per consentire “al comitato Onu di studiare il caso di Vincent”. E aggiunge: “E’ una decisione provvisoria, ma simbolica e forte”.
Una famiglia divisa
La famiglia di Lambert era divisa sulla decisione dei medici: mentre i genitori rifiutano categoricamente la sospensione delle cure – che condannerebbe l’uomo a una morte per inedia – la moglie di Lambert, il nipote e i sei fratelli accettano la scelta del personale curante. In tarda serata François, il nipote di Vincent, ha commentato negativamente ai microfoni di France Presse la decisione della Corte: “Per una volta, ci avevo creduto… È puro sadismo da parte del sistema medico-giudiziario. È una gioia per quelli che fanno tutti questi ricorsi”.
Cristina Gauri