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Vladivostok è ancora in Russia? Come la Cina si è (ri)presa la città perduta

by Eugenio Palazzini
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Roma, 19 mag – E’ ancora Vladivostok, che in russo sta per “città che domina l’Oriente”? Oppure è Haishenwai, ovverosia “la scogliera dei cetrioli di mare”, così come i cinesi chiamano l’anello perduto dalla dinastia Qing? Sulla carta, il remoto porto celebre per essere il punto d’arrivo della ferrovia Transiberiana, è oggi parte della Russia. Essenziale avamposto sul Pacifico, a cui Mosca non può certo rinunciare fischiettando. Eppure la Cina non ha mai dimenticato la propria storia, non ha scordato che Haishenwai fu presa dai russi nel 1860, quando la guerra dell’oppio mise in ginocchio il Dragone. Costretti a firmare la Convenzione di Pechino, considerata uno dei Trattati ineguali, i cinesi cedettero allo zar il porto nella baia di Zolotoj Rog. Da allora, di acqua sotto i ponti siberiani ne è passata, tutto è stato stravolto e Vladivostok, alias Haishenwai, è in apparenza saldamente in mano ai russi.

Vladivostok è di nuovo cinese?

Se non fosse che i recenti accordi commerciali di libero scambio, siglati da Xi Jinping e Vladimir Putin, dal primo giugno consentiranno alla Cina di far transitare merci a Vladivostok senza pagare la dogana. Un vantaggio enorme, con un solo limite: quelle merci dovranno necessariamente raggiungere le regioni cinesi adiacenti, cioè Jilin e Heilongjiang (Manciuria interna), che non hanno sbocchi sul Mar del Giappone.

Per gli Stati Uniti si tratta essenzialmente di un modo per aggirare le sanzioni imposte alla Russia, che però la Cina non ha mai sottoscritto. Per Mosca, al momento, può rivelarsi un’opportunità commerciale. Quello che però colpisce e ci dice molto di più di questa operazione, è la visione cinese. Il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese, la spiega così: “Haishenwai è ora diventato ufficialmente un porto di transito all’estero per la Cina”, dunque “questa è una nuova svolta nella cooperazione sino-russa”. Ma è in particolare “il segno che la Russia non ha più scelta” e non può opporsi alla volontà di potenza di Pechino. E ancora, in un altro editoriale pubblicato sullo stesso giornale cinese, si legge: “L’apertura di Haishenwai è stata la migliore notizia per la regione nord-orientale della Cina negli ultimi 163 anni”. Notare il calcolo degli anni: 163. Tradotto: dal 1860, quando Haishenwai passò alla Russia.

Nulla accade per caso, c’è sempre un lavoro dietro che nel caso cinese dura spesso molti anni. Levigare con calma la pietra, penetrare senza fretta, occupare spazi in modo oculato e quasi invisibile. E’ infatti a partire dal 1992, con la fine della guerra fredda, che i commercianti cinesi si sono lentamente presi il mercato di Vladivostok. E un continuo afflusso di cinesi, in tutta la regione di Vladivostok, va avanti ormai da almeno quattro lustri. Quanto è sottile la linea rossa che divide amicizia e vassallaggio?

Leggi anche: “La Cina non gioca a scacchi”: l’aggiornamento dello speciale del Primato sulla guerra

Eugenio Palazzini

 

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2 comments

fabio crociato 19 Maggio 2023 - 12:24

Il popolo cinese è usato come surrogato dei mercanti low quality e davvero non possiamo dire di non saperlo considerati gli insediamenti nostrani !!

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