Roma, 23 giu – Più di quattro anni sono trascorsi dall’aggressione della coalizione a guida saudita nei confronti dello Yemen, su richiesta del presidente dimissionario e alleato dei sauditi Mansur Hadi e in completa violazione del diritto internazionale. Di recente, il Ministero dell’Educazione yemenita ha diffuso un rapporto nel quale denuncia le ripercussioni di questa brutale aggressione sul sistema scolastico del Paese.

I bombardamenti sauditi hanno preso di mira le strutture scolastiche, ucciso in vari casi alunni e studenti, e i fedeli di Mansur Hadi hanno trasferito l’autorità legale della Banca Centrale dello Yemen da Sana’a a Aden, impedendo così a quasi 200mila insegnanti di percepire il loro stipendio, inoltre l’embargo ostacola l’importazione della carta, e quindi la stampa di testi scolastici; le conseguenze economiche, sociali e psicologiche dell’aggressione su insegnanti ed alunni sono ben evidenti.

Dei 3526 tra edifici e strutture scolastiche, 666 sono stati chiusi, 402 completamente danneggiati, 993 utilizzati come rifugio per chi è rimasto senza casa a causa dei bombardamenti sauditi e i restanti sono stati parzialmente danneggiati.

Uno dei peggiori crimini commessi dalla coalizione a guida saudita è stato perpetrato il 28 agosto del 2018, quando un bombardamento ha puntato uno scuolabus presso Dahyan vicino a Sana’a, uccidendo 51 persone, la maggior parte delle quali bambini.

Nonostante le difficoltà, gli yemeniti continuano a impegnarsi attivamente per svolgere il programma scolastico e le attività educative. Ricordiamo che tra i motivi per cui il popolo dello Yemen si era opposto alla gestione dell’ex-presidente Mansur Hadi e del suo predecessore Ali Abdullah Salih, spiccava la loro posizione filo-saudita che aveva permesso la diffusione dell’ideologia wahabita e favorito un vero e proprio sistema scolastico ideologicamente orientato che operava parallelamente a quello ufficiale.

Hanieh Tarkian

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