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Carlo Carrà, arte e pallone: sintesi di una partita di calcio

by Marco Battistini
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Roma, 19 nov – Se dovessimo riassumere un’intera partita di calcio in una sola riproduzione statica, quale fermo immagine sarebbe più esemplificativo? Lo sguardo del centravanti poco prima del gol oppure il conseguente abbraccio di tutta la squadra? No, non basterebbe. Dovremmo affidarci piuttosto alla creatività. Arte e pallone, abbinamento poi non così peregrino: la pungente ironia dell’avvocato Gianni Agnelli seppe d’altronde accostare le magie di Baggio e Del Piero alle opere di Raffaello e del Pinturicchio. Per provare a dare una risposta al difficile ma interessante quesito ci facciamo allora aiutare dal genio – in questo caso artistico – di un pittore alessandrino, firmatario del manifesto futurista. Carlo Carrà (1881 – 1966) in occasione della II Quadriennale d’arte nazionale del 1935 espose infatti un’opera dal titolo “Partita di calcio”.

Arte e politica

Nella celebre foto scattata in occasione della prima esposizione parigina (1912) del movimento stimolato dalla velocità, Carrà si trova alla destra del fondatore Filippo Tommaso Marinetti. Una vita tra pittura e politica: frequenta fugacemente ambienti anarchici, tocca il divisionismo. Poi sei intensi anni nel primo futurismo – collaborando anche con la rivista fiorentina Lacerba – e, da interventista, la prima guerra mondiale (al fronte conoscerà Cesare Battisti). Quindi il periodo metafisico e quello trascendente. Senza dimenticare la convinta adesione al fascismo. Fu docente – dal 1939 al 1951 – all’Accademia di Belle Arti di Brera. Curiosità: al nostro deve parte del suo nome d’arte l’icona pop italiana degli anni settanta e ottanta Raffaella Carrà.

L’omaggio ai campioni del mondo

Ma torniamo alla “sintesi” di una partita di calcio. Oggi conservato alla Galleria d’arte moderna di Roma il quadro è un omaggio alla selezione azzurra che nel 1934 conquistò il primo campionato mondiale della propria storia. Come ben sappiamo l’impresa – di spessore notevole, considerato che ai tempi erano altre le scuole calcistiche con maggiore tradizione – verrà poi bissata nella successiva competizione francese. Giusto per zittire le malelingue che riconducevano la conquista della Coppa Rimet al solo fatto di esserne stati gli organizzatori.

Carlo Carrà, “la partita di calcio”

Nel dipinto troviamo cinque calciatori, di cui quattro impegnati in una mischia aerea. In tre indossano – ovviamente – la maglietta azzurra, mentre il portiere avversario veste una divisa vivacemente rossa. Il prato assume tonalità surreali, il pallone si trova in alto a sinistra, più accessorio che elemento essenziale del gioco. Concentriamoci quindi sui protagonisti, per lo meno quelli in elevazione. Gesto allo stesso tempo tecnico e atletico – spesso effettuato contrastando l’antagonista. Temporalmente immediato, esplosivo, verticale, vigoroso. Come magari, sul piano orizzontale, un fulmineo contropiede tanto caro al vecchio calcio all’italiana. Eccolo qui il fermo immagine dell’eterna lotta di chi ambisce ogni giorno, in campo come nella vita, a qualcosa di più alto. Un’importante vittoria, ad esempio.

E, a proposito di immortali trionfi, chiudiamo con una piccola particolarità: il quadrante in alto a sinistra sembra anticipare di diversi decenni l’istantanea della mano de Dios di maradoniana memoria. Quando si dice il genio…

Marco Battistini

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