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Proibizionismo e cannabis light: i tribunali bloccano ogni tentativo del governo

by La Redazione
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person holding green canabis

È ormai abbondantemente noto, soprattutto ai consumatori, ai produttori e ai partiti politici che per anni hanno chiesto la legalizzazione della cannabis light, ottenuta con la legge n. 242/2016, il decreto Schillaci del 7 agosto 2023.

Decreto Schillaci e no agli oli al CBD

Per chi non ne fosse a conoscenza, ecco una sintesi. Il Ministero della Salute ha decretato l’inserimento del cannabidiolo CBD tra i medicinali soggetti a prescrizione medica e di tutte le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis.

Questo decreto, pertanto, vietava la vendita degli oli al CBD presso i punti vendita autorizzati, sia fisici che online, e ne circoscriveva l’acquisto solo nelle farmacie, previa richiesta del medico curante della persona che intendeva acquistarli.

Ma le associazioni dei consumatori, le aziende produttrici e commerciali hanno presentato molti ricorsi, forti del fatto che un decreto simile, che chiedeva l’inserimento del CBD nella tabella dei medicinali stupefacenti, era già stato presentato nel 2020 dal ministro Speranza e sospeso dopo pochi giorni. Il merito della sospensione fu delle tante proteste giunte dalla comunità scientifica e nientepopodimeno che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In conclusione, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nel novembre 2020, dichiarò il CBD privo di effetti stupefacenti.

Cannabis light: in Italia si può (ancora) acquistare ovunque

Sul fronte del proibizionismo, il governo italiano perde 1 a 0 contro i tribunali, che riescono a bloccare ogni tentativo di discredito nei confronti del CBD. Allo stato attuale dei fatti, acquistare CBD in Italia in modo legale, sicuro e affidabile è possibile e lo si può fare anche negli esercizi autorizzati (grow shop fisici e online).

La questione della vendita dell’olio di CBD, però, non è archiviata del tutto, ma soltanto rimandata. Ma questo è già un grande passo. Il Tribunale amministrativo del Lazio ha, infatti, rinviato al 16 settembre 2024 l’udienza – precedentemente fissata al 16 gennaio – per stabilire se i prodotti a base di cannabidiolo potranno essere venduti negli esercizi autorizzati.

Il rinvio di questa seduta è necessario per conoscere il parere dell’Istituto Superiore di Sanità, sebbene si sia già espresso in occasione del decreto Speranza del 2020.

Commercializzazione della cannabis legale: il caso della Sardegna

Un altro blocco, questa volta ad opera della Corte Costituzionale, riguarda una legge sulla cannabis light in vigore nella regione Sardegna.

Sebbene siano passati quasi 10 anni dall’entrata in vigore della Legge 242 del 2016 che consente la coltivazione della cannabis light entro determinati limiti, questa normativa risulta ancora poco chiara ed è facile cadere in errore. Per cercare di fare chiarezza sulla coltivazione e sull’uso della cannabis light, nel 2022, il Consiglio Regionale della Sardegna ha approvato una nuova legge sulla coltivazione della cannabis sativa.

I punti forti di questa legge erano la promozione della filiera della canapa sul territorio regionale, il ruolo della pianta di canapa nella decontaminazione dei suoli e nel contrasto al dissesto idrogeologico, ma anche il suo contributo in ambito edile ed energetico: tutti aspetti che sottolineano l’utilità della canapa come strumento di sostenibilità ambientale​.

Lo scopo della legge, pertanto, era quello di trovare un equilibrio tra la coltivazione e la trasformazione della canapa con la necessità di regolamentare la sua commercializzazione.

Ma questi “buoni propositi” non hanno convinto la Corte Costituzionale, che si è dichiarata favorevole alla coltivazione della cannabis light ma sfavorevole alla commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis, fra cui le infiorescenze e altri prodotti derivati dalla manipolazione successiva alla raccolta​.

Come detto, in materia di commercializzazione di prodotti a base di cannabis, la legge n. 242/2016 non è ancora scesa nel dettaglio, perciò i tentativi di proibizionismo sono all’ordine del giorno. Ma la speranza è che un settore così florido e necessario sotto vari punti di vista, possa trovare libere sempre più strade.

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