Roma, 20 feb – E così è terminata con una patetica messa in scena anche la fine politica del Movimento 5 Stelle. Alla sua epopea è stata messa l’ultima parola ieri, quando Vito Crimi ha formalizzato l’espulsione della pattuglia di grillini che ha deciso di votare contro la nascita del governo Draghi.
La fine del Movimento 5 Stelle: il banale epilogo di una storia banale
La chiamano già la fronda di Di Battista. L’altro saltimbanco che rappresenta l’imitazione della sua vera anima che è quella che Maurizio Crozza presenta durante i suoi spettacoli. È Alessandro Di Battista che imita Crozza, e non il contrario. Fatto sta che lui ha effettivamente smosso le coscienze di quei grillini che non ci stavano ad appoggiare in parlamento tutto ciò contro cui si erano battuti.
La narrazione farlocca di questi giorni sta dipingendo questi signori come dei piccoli eroi che si sono sobbarcati sulle proprie spalle il peso della coerenza e del mito delle origini. Invero, ci abbiamo sempre capito poco tutti quanti fin dall’inizio. O almeno sin dal momento in cui abbiamo ritenuto che il progetto di Casaleggio e Grillo potesse in qualche modo risultare accattivante. Ciò a cui stiamo assistendo oggi, lo spettacolino rivoltante ma anche divertente che va in onda è il banale epilogo di una storia banale che, come la neve al sole, si squaglia dopo una sola stagione.
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Sono durati, difatti, una sola legislatura. Dopo la quale il Movimento si è sbracato e il movimentismo è stato assorbito dal sistema che in precedenza esso voleva, se non ricordiamo male, aprire come una scatoletta di tonno. Potremmo avere compassione dei protagonisti di questa storia melodrammatica. O potremmo restituirgli il vaffanculo che loro ci hanno berciato nelle orecchie per anni. Ad ognuno la sua scelta, ad ognuno la sua pietà.
La cultura del sospetto come metodo di governo
Ciò che il Movimento 5 stelle ha rappresentato è una storia vecchia come il mondo. Al netto delle cialtronate che Grillo ha sempre esposto con un italiano zoppicante, la loro idea di società andava verso una pianificazione e un controllo sociale. Già applicati in passato, hanno prodotto unicamente miseria e disperazione.
La convinzione di Grillo e Casaleggio sulla necessità di stipendiare tutti mirava unicamente a schiavizzare il cittadino rendendolo dipendente dal governo. La caccia senza quartiere al malandrino evasore, o comunque a qualunque persona si rendesse autore di qualsivoglia forma di irregolarità, serviva ad ottenere lo scopo di irretire la popolazione creando oltretutto quel vomitevole meccanismo di delazione che Orwell ha magistralmente narrato nel suo 1984: il figlio che denuncia il padre alle autorità e il padre che va fiero del gesto del figlio.
È un vortice di malignità, di cattiveria e di sospetti. Il quale risucchia anche la legge e il ruolo che ricopre il parlamento in quanto istituzione preposta alla creazione delle leggi. Diciamo questo perché il culto del sospetto e la caccia alle streghe prevaricano il dettato normativo e l’interpretazione letterale delle norme, essendo in vigore la mitizzazione dell’uomo perfetto. Chissà perché i grillini hanno sempre riposto grande fiducia nella magistratura, altra istituzione che sta venendo a galla come un cadavere in buona parte putrefatto. E chissà perché costoro non hanno mai creduto nel sacro principio dell’innocenza fino a prova contraria. Preferendogli il forcaiolismo col quale tentavano di imporre una nuova classe dirigente robotizzata immune da ciò che caratterizza l’uomo sin dalla sua nascita: il peccato.
L’abbraccio con Draghi emblema della fine del Movimento 5 Stelle
Il legno storto dell’umanità non lo si raddrizza. Da questa verità incontestabile dovrebbe partire qualunque forza politica che voglia o possa governare l’Italia. Oggi vediamo un Movimento 5 Stelle alla sua fine che abbraccia Mario Draghi nel patetico tentativo di non finire risucchiato dalla propria insipienza.
Eppure, se ci fate caso, sono sempre i soliti pericolosi imbonitori. Da ciò che ha dichiarato Grillo dopo il colloquio con Draghi, l’ambientalismo talebano sarà la nuova ed unica frontiera per la quale loro faranno le barricate. Naturalmente la loro idea di ambientalismo non fa riferimento alla capacità dell’uomo di migliorare e progredire e ridurre il proprio impatto sulla natura circostante. Fa piuttosto riferimento all’irrinunciabile desiderio di mettere sul banco degli imputati quel garantismo che continua a sopravvivere. L’idea di decrescita felice, di controllo sociale e di pianificazione passerà dal culto ambientalista. Tramite il quale tenteranno di farci inginocchiare e di confessare i nostri peccati.
Proprio come quando, di fronte ad un immigrato violento, i cantori del multiculturalismo si interrogano su quanta responsabilità si abbia di quanto accaduto. La loro violenta mentalità non scomparirà grazie ad una scissione.
Lorenzo Zuppini