Roma, 5 mag – Il ministro s’è svegliato e ha scoperto che un settore chiave per l’economia italiana è devastato. Peccato si tratti proprio del settore di cui dovrebbe occuparsi lui. Il turismo “è in ginocchio. Tutti i settori sono colpiti dall’emergenza Covid-19 ma, se alcuni avranno tempi di ripresa più veloci, il turismo resterà colpito per un tempo più lungo”. E’ quanto dichiarato oggi dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini. “Nel dramma generale della crisi gli va riconosciuta una sua straordinarietà. Per questo serve un intervento straordinario”, ha aggiunto l’esponente dem. E cosa aspetta il governo, di cui fa parte, a intervenire? Ma soprattutto, cosa ha aspettato lui a farsi sentire prima di arrivare a questo punto?
Certo, non possiamo trascurare l’impegno che Franceschini ha sinora profuso e l’attenzione da lui posta in fondamentali operazioni propagandistiche. Certosine operazioni da ortodosso interprete di una certa storia monocolore. Il problema è che un ministro dovrebbe concentrarsi soprattutto sul presente, evitando di evocare spauracchi inesistenti e cercando risolvere questioni cruciali per chi oggi si ritrova sul lastrico (o rischia seriamente di finirci a breve) a causa dell’imbarazzante nulla prodotto dall’esecutivo di cui fa parte. Ma cosa (non) fatta capo ha. Qual è dunque la soluzione che propone adesso Franceschini per risollevare il turismo?
Ipotesi e promesse
“Non è stato dichiarato lo stato di crisi del settore perché siamo in ‘stra-crisi’, cioè oltre la crisi. Lo strumento di stato di crisi si adotta quando c’è un’ordinarietà del resto del sistema e quindi si individua un settore in crisi e lo si dichiara in crisi rispetto agli altri, non dà grandi interventi immediati ma dà la possibilità di andare in deroga su alcuni contributi e regole europee. Qui siamo ben oltre e servono interventi concreti”, ha dichiarato Franceschini. Posto che un intervento non avrebbe escluso di per sé l’altro, che siamo di fronte a quella che il ministro chiama ‘stra-crisi’ è evidente anche a un mammifero soricomorfo in preda alla letargia, ma in pratica come intende attivarsi il governo?
“Stiamo lavorando – ha detto Franceschini – perché le vacanze in Italia si possano fare, ma saranno comunque vacanze diverse. Ho chiesto al Comitato tecnico scientifico, che sta lavorando in queste ore, prescrizioni di sicurezza per tutti i settori che riguardano il mio ministero, da teatri, cinema, musei ed eventi, per consentire la loro riapertura in sicurezza e li ho chiesti anche per il turismo, quindi alberghi, stabilimenti balneari e spiagge in generale (abbiamo migliaia di chilometri di spiagge libere) termali e etc. Credo che la risposta arriverà in tempo molto molto breve e servirà anche per chi non aprirà domani ma ha bisogno di sapere per tempo le misure da adottare”.
Possibilità di riaperture, ma a prescindere da queste (non si capisce in ogni caso quando e come) sappiamo già che per chi lavora nel turismo la stagione in buona parte è già fottuta. Dunque “il Governo – ha detto Franceschini- sta studiando una misura per tutelare tutti i lavoratori stagionali”. Ed è al lavoro per estendere il “credito d’imposta o un ristoro per i canoni di locazione di tutte le aziende del settore turistico, non solo quelle strutture ricettive” in proporzione all’affitto pagato. Oltre a riconoscere a “tutte le aziende del turismo una misura di ristoro a fronte del calo di fatturato oltre una certa soglia” che comunque “coprirà tutte le aziende, anche le più piccole”. Per il momento siamo insomma al piano delle promesse e delle ipotesi, di certo non c’è nulla. Men che meno soldi veri da destinare subito a lavoratori e imprese.
Eugenio Palazzini
3 comments
Abbrùtto!
Franceschini di sicuro non perde niente comunque.Essendo un nominato anche se il popolo non lo volesse per performance subnormali verrebbe rieletto facendo parte della direzione pd.Per quanto concerne lo stipendio lo prende in pieno anche se fallisce tutto il turismo e lo spettacolo.
Franceschini mettetelo a letto con Sgarbi! Rappresenterebbero bene il passato che non può più procreare, per fortuna!