Roma, 12 giu – No, questa non è la classica apologia post mortem. Non leggerete l’ennesimo elogio funebre di Silvio Berlusconi. Chi scrive non lo ha mai votato, sostenuto, seguito nel suo percorso politico. Certo, di Berlusconi apprezzava lo strepitoso lato istrionico, la sua spontaneità, la sua ironia, il suo essere generoso con gli amici malgrado le continue pugnalate alle spalle, il suo non cadere mai nel moralismo che attanaglia un’Italia assediata da plotoni di beghine da un lato e predicatori di umanitarismo dall’altro. Apparenti fronti contrapposti di un’unica voce robotica gracchiante giustizialismo e perbenismo. Viceversa, del cavaliere senza maschere chi scrive non condivideva l’approccio alla res publica, l’informe visione politica, il liberalismo spacciato per libertà, le continue contraddizioni, il modello di società disimpegnata e ammantata di trash avvilente. Tutto questo, senza ipocrisia, si può e si deve sottolineare anche oggi.
Su Silvio Berlusconi evitateci gli sproloqui
Si può dire senza quella ipocrisia che al contrario permea le dita di chi in queste ore si approccia alla tastiera del proprio computer con la fronte sudata, non per via del primo caldo estivo, ma a causa dello sforzo profuso nel ribaltare una tesi proposta fino alla nausea, da campioni di eristica. Fateci caso, gli stessi avversari che per anni hanno insultato Berlusconi, adesso tessono improbabili lodi al fu nemico giurato. Sono forse peggiori dei loro compagni di strada che si danno all’insulto villano, autoproclamandosi fedeli alla linea dell’odio cieco. D’altronde la confusione social genera mostri anche e soprattutto di fronte alla morte, ed è forse questo il segno più avvilente del guardare a lungo in un abisso, finendo per farsi guardare dentro dall’abisso.
A lor signori, basterebbe allora mettere mano a quel parce sepulto dell’Eneide, a quell’aver rispetto per il defunto a prescindere dalle sue colpe, vere o presunte che siano. E’ bene insomma non cadere nel calderone dei ciarlatani di oggi. Perché chi è figlio della tragedia greca, della clementia di Seneca e della summa definitiva di Foscolo, dovrebbe evitare sproloqui di fronte alla morte di un uomo. Assumere in sé quel nobile rispetto che si deve al passare oltre, a chi se ne va senza volerlo e a chi resta in lacrime, per tutto il tempo necessario al sentirsi sulla pelle le cicatrici che restano sempre. Cum dignitate, a prescindere dagli schieramenti ideologici.
Eugenio Palazzini
3 comments
Complimenti per questo editoriale neutrale e obiettivo. La morte di uomini politici e ancor più quando sono controversi è sempre un luogo dove sfogare epiteti insultanti. Oggi il web è pieno di Saviano e Murgias e altri haters sproloquiando contro Berlusconi , anche o soprattutto fuori dall’Italia. Da parte mia non ho nulla da ammirare e non devo nulla a questo uomo di politica e di affari. Lo ammiro e lo ringrazio per essere l’unico politico italiano che, nella guerra sionista-americana contro Putin, ha detto pubblicamente quello che pensa e la verità sul presidente russo e non come il resto dei nostri politici che, come cani affamati, fanno quello che i loro padroni gli prescrivono di fare.
[…] In morte di Berlusconi, contro gli insulti social e gli elogi… […]
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