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Le indecisioni del giovane Salvini: Grillo, Berlusconi o Meloni?

by Giorgio Nigra
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salvini2Roma, 27 mag – Matteo Salvini è sempre più costretto a improbabili salti mortali per tenere insieme un discorso anti-sistema e una prassi politica che più sistemica non si può. Perché parlare come Le Pen e allearsi con Sarkozy, usare gli argomenti di Hofer e poi andare a braccetto con Van der Bellen, comporta un bel po’ di problemi di linea politica.

Il caso di Milano è emblematico: la Lega, qui, è intruppata insieme a tutto il centrodestra nel sostegno al più anonimo, moderato, conformista candidato che possa esistere: Stefano Parisi. Uno che si distingue dal suo avversario, Beppe Sala, solo se c’è un sottopancia a ricordarne il nome, altrimenti aspetto e argomenti sono esattamente identici. Ecco, allora, che Salvini, per salvare la faccia, è costretto a provocare: “Vediamo se sul referendum vorrà stare con l’Italia libera o quella schiava”. Questo modo di porre gli esponenti politici di fronte alle loro contraddizioni, con piglio incalzante e anche un po’ spazientito, è però di solito riservato agli avversari, non agli alleati. Insomma, se Salvini temeva che Parisi fosse un fan della “Italia schiava”, perché ha deciso di sostenerlo?

Tant’è che Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ap e capolista di Milano Popolare alle amministrative, nonché, di fatto, alleato di Salvini a Milano e non solo, ha buon gioco nel sottolineare le incoerenze del leader leghista. E a chi gli domanda se possa immaginare un futuro comune con il segretario del Carroccio, risponde: “Quale Salvini, quello che riconosce la bravura di Parisi o quello che si accorge che i voti della Lega sono fermi e cerca, legittimamente, di risalire snaturando anche quelle che erano le proposte e le spinte originarie della Lega? Io dico che se è quello che va a braccetto con i movimenti estremi nordici, francesi, austriaci è chiaro che non può stare con noi del Ppe. Ma come veramente sarà lo sapremo solo nei prossimi passaggi”. Ha una sua logica.

Ma il pasticcio leghista non finisce qui. L’idillio con la Meloni, infatti, non sembra essere mai nato. A Roma, le uscite sul Gra a pagamento non hanno fatto piacere alla candidata di Fdi. E la Meloni non ha neanche gradito qualche sviolinata di troppo alla Raggi. Quello fra leghisti e grillini non sembra un flirt estemporaneo. Secondo quanto riporta Affaritaliani.it, a Torino la Lega starebbe scaricando il suo candidato sindaco Alberto Morano, reo di uscite che non sono affatto piaciute al segretario del Carroccio. Si parla di un voto disgiunto dei leghisti torinesi, pronti a votare la lista del Carroccio ma la candidata sindaco del M5S Chiara Appendino. A Napoli la Lega ha inserito alcuni suoi candidati nella civica di Gianni Lettieri, candidato sindaco di Forza Italia, mentre Fdi corre con Marcello Taglialatela. Grillo, Meloni, Berlusconi, Lupi: chi c’è nel futuro di Matteo Salvini? Mentre i suoi modelli europei cercano la contestazione di tutto l’establishment, scontrandosi anche e soprattutto con la destra moderata, liberale e inciucista, lui fa uno strano gioco delle tre carte. Che è quel trucco in cui alla fine il banco vince sempre. Solo se lo sai fare, però, altrimenti sono i polli che finiscono per spennare te.

Giorgio Nigra

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6 comments

Alessandro 27 Maggio 2016 - 11:55

Quando si rincorre il consenso della gente parlando alla pancia e senza uno straccio di linea politica è chiaro che si arriva ad un punto in cui le contraddizioni esplodono.
Bossi, pur con tutti i suoi limiti, era un vero animale politico ed era consapevole del rischio di incartarsi e proprio per questo premeva solo su alcuni tasti evitando di dire tutto e il contrario di tutto.
E ora Salvini rischia di precipitare nei consensi con la stessa velocità con la quale era salito.

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gianfranco 28 Maggio 2016 - 1:52

mah la lega l ho seguita essendo io di destra ai tempi di bossi poi e finito il mito della vera lega territoriale ,adesso ce solo un grande minestrone senza un capo che decide w casapound

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nota1488 30 Maggio 2016 - 11:25

Dove va? dove si vince, come ogni politico serio farebbe, per poi imporre la sua linea, forte della componente maggioritaria giocata dal suo partito. Fuori dalla Lega invece è pieno di gente che prende lo 0,1 e parla come se fosse il Duce. Dai, tornate con i piedi per terra prima di fare discorsi improbabili.

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Alessandro 31 Maggio 2016 - 8:54

Beh….magari prima dovrebbe decidere quale linea….no euro? sì euro? forse euro? Uscita da Schengen? Chiusura delle frontiere? Intervento in Libia?
Ah già….l’unica cosa certa della sua linea è la ruspa.
Io coi piedi per terra ci son sempre stato, qualcuno magari si è addormentato sul trattore.

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nota1488 31 Maggio 2016 - 11:12

Almeno la ruspa è un punto fermo importantissimo.
Comunque anche i fascisti antirazzisti del quarto millennio si sono alleati con gente che dire riciclata è poco, in varie città d’Italia. Criticare per la stizza di non contare una cippa fa sbagliare le valutazioni.

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Alessandro 3 Giugno 2016 - 9:44

Se per contare qualcosa si deve dire tutto e il contrario di tutto nella stessa frase preferisco non contare un beneamato cazzo, piuttosto che incartarmi sulla negazione della negazione della negazione di una pseudo-affermazione.

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