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Frajese: «Non serve essere no-vax per capire che qui troppe cose non quadrano»

by Francesca Totolo
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Frajese

Giovanni Frajese è un medico endocrinologo e professore associato di Scienze mediche tecniche applicate presso l’Università Foro Italico di Roma. Lo scorso 7 dicembre è stato uno dei protagonisti della discussa audizione in Commissione Affari costituzionali al Senato in merito all’estensione degli obblighi vaccinali e al rafforzamento del green pass. Ogni intervento del professor Frajese, durante i programmi televisivi, crea un accesso dibattito perché la sua posizione sui vaccini e sulla gestione della pandemia si differenzia dalla narrazione canonica degli esperti e dei clinici.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di marzo 2022

Intervista a Giovanni Frajese

Dottor Frajese, ha fatto scalpore il suo intervento in un programma televisivo durante il quale ha parlato di genotossicità e cancerogenicità dei vaccini. Come lei stesso ha evidenziato, nessuno studio è stato effettuato in merito alla cancerogenicità dei vaccini, né di Pfizer né di Moderna. Diversi commentatori hanno obiettato che tale studio non esiste nemmeno per altri vaccini e farmaci.

«Esiste una differenza sostanziale. I vaccini tradizionali, ovvero quelli a virus inattivato come l’antivaiolo e l’antimorbillo, non hanno nessuna interazione all’interno della cellula. È utile spiegare meglio la differenza. In precedenza, i vaccini contenevano un antigene, ovvero un marker che il nostro sistema immunitario riconosce. I vaccini a mRna anti-Covid, come quelli prodotti da Pfizer e Moderna, utilizzano un sistema diverso. Con l’inoculazione di questi vaccini, penetrano all’interno delle cellule le cosiddette vescicole lipidiche che contengono mRna, il quale poi produce la proteina spike del virus all’interno delle nostre cellule stesse. Quindi, è un meccanismo di azione completamente diverso e, per questo motivo, sarebbero stati necessari studi sulla cancerogenicità».

A tal proposito, anche se la tecnologia a mRna è conosciuta da vent’anni, non è mai stata utilizzata su così larga scala.

«Prima della vaccinazione contro il Covid-19, i farmaci a mRna venivano utilizzati per uso compassionevole, ovvero erano considerati terapie per malattie orfane per cui non esistevano trattamenti specifici. Quindi non sono stati effettuati studi approfonditi su tale tecnologia prima di utilizzarla su miliardi di persone come vaccino. Sono bastati sessanta giorni di studio per affermare che i vaccini a mRna fossero sicuri ed entrare in quella che potremmo definire una sperimentazione di massa».

Per quanto riguarda la genotossicità, uno studio di Moderna ha evidenziato che «la potenziale genotossicità per gli esseri umani è bassa», ma non è stata esclusa, e Pfizer non ha effettuato alcuno studio, «ritenendo che i componenti del vaccino non presentino alcun potenziale genotossico». Quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine dell’aver autorizzato dei vaccini privi degli opportuni studi su genotossicità e cancerogenicità?

«Sulla cancerogenicità, come dice la parola stessa, c’è un ipotetico rischio di sviluppare tumori. Per quanto riguarda il rischio genotossico, si potrebbero manifestare ipoteticamente delle mutazioni trasmissibili alle generazioni future. Ovviamente, è solo un’ipotesi, visto che non ci sono studi al riguardo. Quindi, il danno ipotetico potrebbe essere lieve o potenzialmente gigantesco. Ciò deriva da una problematica nella metodologia, ovvero: prima di iniettare a miliardi di persone queste sostanze, si sarebbero dovuti effettuare studi per testare il rischio di genotossicità e cancerogenicità. Questo sarebbe stato richiesto da una buona pratica sanitaria, medica e politica, soprattutto per i bambini, che sono i più esposti alle problematiche sviluppate nel lungo periodo».

È la solita bilancia dei rischi-benefici che dovrebbe far propendere o meno per la somministrazione del vaccino ai bambini, agli adolescenti e ai giovani adulti. Gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità documentano che il tasso di mortalità Covid è dello 0,00036% per la fascia di età dagli 0 ai 9 anni, dello 0,00048% dai 10 ai 19 anni e dello 0,00154% dai 20 ai 29 anni.

«Non ha alcun senso scientifico continuare a vaccinare bambini e ragazzi con un antigene del virus originale, quello di Wuhan per intenderci, che non esiste più, mentre circolano varianti completamente mutate. Infatti, come è ormai dimostrato, si sono infettati pure coloro che avevano contratto la variante Alpha. Per la stessa ragione, le persone vaccinate con due e tre dosi frequentemente non vengono protette dal vaccino e contraggono il Covid. Tale tendenza è confermata anche dai dati che arrivano da altri Paesi che, peraltro, differiscono in modo rilevante da quelli italiani. In percentuale, in quelle nazioni, vengono ricoverate in ospedale maggiormente persone vaccinate con due e tre dosi. Basta poi vedere i dati di…

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1 commento

Prof. Massimo Sconvolto 13 Marzo 2022 - 10:58

Caro Frajese Lei ha perfettamente ragione ma dimentica una cosa fondamentale, per capire serve un cervello funzionante in proprio non lasciato riempire passivamente da quello che passa il convento e questa pandebufala ha dimostrato che sono pochissimi i non decerebrati.

Io per patologia non ho mai usato mascherine e come tecnico informatico certificato non sono mai stato in lockdown e non ho fatto vaccini utili solo ad evitare la figura di m… fatta dal Governo durante la precedente pandebufala AH1N1.

Nonostante tutto non ho contratto né il virus originario né nessuna variante.

Lei è un tecnico, sarà perché non atrofizzo il mio sistema immunitario facendo tutti gli anni vaccini utili solo alle case farmaceutiche quindi i miei globuli bianchi e la mia PCR funzionano ancora?

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