Roma, 26 dic – Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha consegnato al premier Giuseppe Conte la lettera di dimissioni dal suo dicastero. L'(ormai ex) titolare del Miur ha aspettato l’approvazione della Manovra per poi comunicare a Palazzo Chigi la sua decisione, anche se avrebbe aspettato alcuni giorni prima della comunicazione ufficiale. Si fa sempre più insistente la voce che l’esponente grillino voglia formare un proprio gruppo parlamentare filo-conte e, in prospettiva, un nuovo soggetto politico.
Dimissioni annunciate
Un passo indietro annunciato: il politico pentastellato aveva promesso fin dalla sua nomina che se il governo non avesse destinato almeno 2 miliardi per la scuola e uno per l’università, avrebbe lasciato la poltrona. “Sulla scuola abbiamo fatto passi avanti importanti. Alcuni proprio in queste ore e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E alla fine vedremo se saranno sufficienti”, aveva detto il ministro il 12 dicembre. E a Trieste, durante il vertice dei ministri della ricerca, aveva spiegato, manifestando il proprio disappunto, che “la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza” ma rappresentano “la linea di galleggiamento”. E nella lettera di dimissioni sarebbe stato ancora più chiaro, ribadendo secondo lui sarebbe stato necessario ritoccare (anche aumentandola) l’Iva al fine di trovare soldi per la scuola.
Il ministro delle globalismo
“Speriamo che almeno uno mantenga la parola”, aveva attaccato qualche giorno fa Matteo Salvini, “Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo“. Fioramonti, nel suo breve ministero, verrà ricordato esclusivamente per le sue “sparate” di stampo globalista e anticattolico e per il suo piano di rendere la scuola una fucina dove forgiare le menti degli studenti al fine di renderli futuri elettori del Pd. Dalla proposta di togliere il crocifisso dai muri delle aule alla tassa sulle merendine, passando per il sì allo ius culturae e alla proposta di rendere obbligatorio lo studio dei cambiamenti climatici, sull’onda emotiva dell’attivismo di Greta Thunberg. Come non ricordarsi, infatti, il “liberi tutti” nazionale con cui aveva esortato gli studenti dello Stivale a scioperare per il clima e disertare le aule durante l’ultimo Fridays for future.
A Fioramonti odiare non costa
Per un’altro triste primato verrà ricordato il ministro: i suoi spregevoli e deliranti post su Facebook in cui inneggiava alla morte dei carabinieri, vomitava insulti sessisti contro la Santanché e ironizzava sulla tragedia del terremoto dell’Aquila per prendere di mira Berlusconi.
Il nome del probabile successore
Tra i possibili candidati alla successione di Fioramonti c’è il nome di Nicola Morra, attuale presidente della commissione antimafia. Già l’estate scorsa durante la formazione dell’esecutivo giallofucsia, il nome Morra era già dato in pole position per il Miur, ma all’ultimo momento l’ipotesi sfumò. Al suo secondo mandato parlamentare, morra in Calabria ha insegnato per quasi vent’anni storia e filosofia in diversi licei.
Cristina Gauri
3 comments
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Dopo il ministero dell’ istruzione, qualche problemone (sic), da secoli l’ abbiamo anche nella sanità dove ci sono in gioco cifre incredibili e dove la professionalità urge. Altro che Speranza e… Carità! E anche i predecessori di Speranza ve li raccomando…, che personaggi!! Il migliore era pagato da noi per imparare da adulto!! Che schifo.
[…] 26 dic – Fioramonti si è dimesso e di certo non ci mancherà. L’addio del pessimo ministro dell’Istruzione non è però il segnale di un mal di pancia […]