Roma, 10 ago – Chiamatelo “Matteo l’Eretico”. I rapporti fra Salvini e le gerarchie ecclesiastiche non sono mai stati tanto tesi. Pomo della discordia, neanche a dirlo, l’immigrazione, che il Vaticano benedice con le solite motivazioni umanitarie e che invece il leader del Carroccio mette al centro del suo mirino politico.
L’ultima querelle, durissima, è stata con il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio, che ha usato toni davvero aspri contro il segretario federale della Lega: “Chi, in Italia come in qualunque altra parte d’Europa e del mondo, capovolge addirittura la disperazione di questi perseguitati in atto di ‘invasione’ è, e la storia lo marchierà inesorabilmente così, di fatto un complice attivo di dittatori, sfruttatori, trafficanti e tagliagole”.
Tarquinio si dichiara stanco “di questi politici che magari, come ieri Matteo Salvini, sembrano aver imparato un po’ di formali buone maniere, ma continuano a chiamare sprezzantemente ‘clandestini’ altri essere umani, insistono a spacciare le favole false, feroci e tristi dei migranti trattati da ‘signori’ a scapito dei poveri di casa nostra e non si vergognano di presentarli, a giorni alterni, come sfaccendati assoluti o come pericolosi rubalavoro. Siedono in Parlamento, hanno diritto di parola e di voto in Europa, governano: si decidano a fare ciò che è giusto e la smettano di parlare a vuoto”.
Il tono, imperativo e sprezzante, è lo stesso degli eurocrati che commissariano gli stati nazionali: esistono autorità non elette che trattano i politici da camerieri. In alcuni casi sono autorità economiche, in altri autorità “morali”. La risposta di Salvini, al solito su Facebook, non si è fatta attendere: “Il signor Tarquinio, direttore del giornale dei vescovi Avvenire, ha attaccato me e la Lega scrivendo che ‘chi parla di invasione… è complice di dittatori, sfruttatori, trafficanti e tagliagole’. Il signor Tarquinio, che forse vive su Marte, non usa autobus e treni e non ha problemi di lavoro, si deve vergognare! P.s. Di rischio INVASIONE parlava anni fa Monsignor Maggiolini. Ma ‘Tarquinio il Clandestino’ non se lo ricorda…”.
Ma il leader leghista non si spaventa neanche quando deve affrontare pezzi più grossi del cattolicesimo. Compreso… il più grosso. Quando qualche giorno fa Bergoglio ha parlato dei respingimenti come di “atti di guerra” (in realtà era una semplificazione giornalistica, il discorso ufficiale era più complesso, ma comunque nessuna smentita è venuta dal Vaticano), Salvini ha replicato: “Con tutto il dovuto rispetto per Papa Francesco, respingere i clandestini non è un crimine ma, anzi, un dovere di qualunque buon amministratore, cattolico o no”.
Ma è solo l’ultima di una serie di polemiche che vanno avanti da un po’. Il 14 luglio scorso, intervistato da Rtl 102.5, Salvini ha detto di aver provato “fastidio” vedendo il Papa accettare da Evo Morales il crocifisso a forma di falce e martello.
Il 17 giugno, dopo che il pontefice aveva detto di “chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”, il leader leghista ha replicato: “Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?”.
Il 6 giugno del 2014, invece, era arrivata un’altra stilettata via Facebook: “Papa Francesco si lamenta perché, quando lui prendeva l’autobus a Roma e salivano degli zingari, gli autisti dicevano ai passeggeri ‘Attenti al portafoglio’. Chissà come mai… Caro Pontefice, con tutto il rispetto che ti è dovuto, io comunque dico… buon lavoro agli autisti!”.
Insomma, quella di Salvini sembra una precisa strategia. Non anticristiana – la polemica contro il crocifisso “revisionista” voleva appunto ricordare i cristiani uccisi per mano comunista – ma sicuramente condita con un pizzico di anticlericalismo.
Una linea politica che gode di ampi consensi nella società italiana e che inoltre lascia la Lega salviniana libera di affrontare i nodi dell’attualità senza camicie di forza confessionali. Insomma, una scelta laica e in qualche modo strapaesana, che manda in pensione il vecchio leghismo integralista alla Pivetti e va nella direzione esattamente opposta rispetto a certa destra nostrana che, pur venendo da una tradizione politica non bigotta, si è ultimamente convertita alle ragioni dello “scontro di civiltà” per meri calcoli elettorali. I fronti, ormai, si vanno delineando con sempre più chiarezza…
Adriano Scianca
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