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Da nemico delle banche a scendiletto di Draghi: così Giggino è diventato uomo della “casta”

by Valerio Benedetti
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Di Maio Giggino

Roma, 22 giu – Da «uno vale uno» a «uno vale l’altro». È così che si può riassumere la (triste) parabola di Giggino Di Maio. Dal grillismo d’assalto al poltronismo militante, c’è di mezzo un salto del giaguaro. Forse il più doloroso di tutti per le truppe pentastellate. Perché Dibba è sempre stato un casinista, mentre lui, Giggino, era il capo politico, il volto giovane ma maturo del movimento che voleva rottamare la partitocrazia italiana. E non basterà di certo una pochette a colmare un vuoto che è diventato abisso.

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Di Maio in peggio

Luigi Di Maio, classe 1986, aveva iniziato a far politica appena ventenne. Era il 2007 quando aderì al grillismo primigenio e si mise a raccogliere simpatizzanti nella sua Pomigliano d’Arco. Astro nascente del M5S, ora è finito in una polvere di stelle. Eppure, tra gli esordi e la scissione, c’era stata una storia di successi. I suoi comizi della prima ora erano gremiti di persone: attaccava il sistema dei partiti, criticava le banche, evocava il ritorno alla lira, parlava di sovranità e giustizia sociale. Oggi, incistato alla Farnesina, la sua parabola discendente lo ha portato tra le spire di Mario Draghi, il banchiere contro cui tante volte si era scagliato.

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Dalle piazze al Palazzo

Da «mai con il partito di Bibbiano» all’inciucio con il Pd, da fautore della sovranità italiana a talebano dell’«area euro-atlantica», dalla dichiarazione di guerra alla finanza a scendiletto del «liquidatore». Già perché ora Giggino, pur di rimanere attaccato alla poltrona, ci dice che «non ci sarà spazio per odio, sovranismi e populismi». Proprio lui che voleva «abolire la povertà» ora si ritrova a fare l’uomo d’apparato e il cameriere dei banchieri. Più quaglia cha gattopardo. Certo, il M5S non muore solo a causa sua. Quando fece carte false per formare un governo (quello col Pd) che Di Maio non voleva, la condanna a morte l’aveva già firmata Beppe Grillo. Giggino ha solo messo i chiodi sulla bara. A seppellirlo sarà Conte. Che, diciamocelo, non vale un’unghia di Di Maio. E ho detto tutto.

Valerio Benedetti

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2 comments

Prof. Massimo Sconvolto 25 Giugno 2022 - 6:24

Era chiaro già 7 anni fa dove volevano andare a parare o per meglio dire a chi dovevano parare il culo
https://massimosconvolto.wordpress.com/2015/09/14/dalle-stalle-alle-stelle/

L’unica fortuna di certi loschi figuri è che la gente non ha voglia di pensare e non ha memoria.

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Di Maio protagonista della politica italiana? Un incubo che (forse) non è ancora finito - 3 Settembre 2022 - 11:30

[…] Leggi anche: Da nemico delle banche a scendiletto di Draghi: così Giggino è diventato uomo della “casta” […]

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