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Non è una politica per giovani: una distanza che demolisce il futuro

by Tommaso Alessandro De Filippo
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giovani

Roma, 16 gen – Assistiamo da decenni all’uso di retorica politica sui giovani relativa all’importanza di questi ultimi. Partiti e leader politici hanno stilato programmi ed occupato l’agorà con proposte volte alla valorizzazione delle nuove generazioni. Possiamo però constatare che i roboanti annunci spesso si siano rivelati poco più che un bluff. La disoccupazione giovanile rimane altissima, migliaia di giovani hanno scelto di trasferirsi all’estero al fine di trovare migliori possibilità lavorative.

Nell’attuale crisi le nuove generazioni sono apparse tra le più colpite. Prima accusate di propagandare il contagio con comportamenti ritenuti irresponsabili, successivamente privati dei rapporti con i coetanei. Infine esclusi da ogni piano di ripresa nazionale. Pertanto, dopo un anno dall’inizio dell’emergenza pandemica, non è stato ancora pianificato un rientro a scuola in presenza. Didattica a distanza e restrizioni perenni hanno sostituito l’importanza di ogni legame sociale ed educativo. Inoltre, nonostante lo strumento presenti molteplici dubbi, è emblematico che solo l’1% dei fondi del Recovery Plan sia destinato ai giovani. Non è dato capire come possano preferirsi amenità come la parità di genere e l’ecologismo mainstream (ben diverso dall’ambientalismo di cui avremmo bisogno) alla spesa concreta e doverosa per i futuri cittadini.

Politica e giovani: una distanza in continuo aumento

I principali capi d’accusa sulla distanza tra politica e giovani andrebbero indirizzati verso la globalizzazione. Propagandata da una cultura neoliberista ha permesso la sostituzione di abitudini e difficoltà con la comodità del social network, dello smart working, di ogni strumento che abbia permesso di omettere le proprie responsabilità nei confronti dello Stato, della nazione e del ruolo societario che si dovrebbe assumere nell società.

Esente da colpe però non è certo la politica. Il proprio storico impegno di formazione, vicinanza e sostegno alle future classi dirigenti ha lasciato spazio al nichilismo ideologico, al principio dell’uno vale uno, così come alla cultura del piagnisteo che ha prodotto l’indebolimento del principio gerarchico nei partiti, principio inamovibile per produrre credibilità e radicamento sul territorio.

Puntare sulle nuove generazioni

L’immagine della politica odierna nei confronti delle nuove generazioni è quella che riconosce tali esclusivamente come recipiente elettorale. Un contenitore di figure indecise, spesso inconcludenti. Utili giusto da schierare in campagna elettorale al fine esclusivo di riempire le liste ed attirare quanto più consenso possibile.

Quel che appare certo è che una nazione che non investe e progetta il proprio futuro in funzione dell’avvento delle venture leve non avrà rinascita. Prova ne sia la crescente denatalità a cui assistiamo in Italia, che qualcuno riterrebbe opportuno contrastare con l’avvento di clandestini e non con l’investimento sulle nostre nuove generazioni.

Tommaso Alessandro De Filippo

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Fabio Crociato 16 Gennaio 2021 - 4:59

Con le deboli e contraddittorie scuole che abbiamo e le famiglie con tutti (!) i componenti sotto torchio (complessità lavorative, abitative, patologie, tossicità, indebitamento, mancanza di buoni esempi, chiesa allo sfascio), cosa resta per molti giovani? Lo sbando ingenuo fino agli anta, poi a furia di bastonate la presa di coscienza della realtà ma troppo tardi per reagire! Chi arriva giovane dall’ estero, generalmente, si fa meno problemi perché non sa cosa lo aspetta e spesso ha le spalle coperte (terra, famiglia, casa d’ origine). Infatti perlopiù non si tratta di rifugiati!
Il futuro è già presente. Quanti anni di lavoro ci vogliono per acquistare un buco di casa? Quanti anni di lavoro ci vogliono per acquistare una vettura? Ieri era, rispettivamente, 10/15 anni e 4/5 anni. Oggi siamo peggio che ai tempi della Urss! Il sistema Italia non funziona eppure molti vivono ancora sperando…
Si continua a mentire a se stessi! Finché si continua a sentire che dopo tutto l’ Italia resta il paese (!) più bello al mondo… Anche se così fosse, e non lo è, guai a dirlo! Non ci vuole un genio per capirlo!
Ora c’è pure il mascheramento pandemico.

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