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Conte al Senato mette le mani avanti: “Numeri importanti, ma ancor più la qualità della politica”

by Adolfo Spezzaferro
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19 gen – “I numeri sono importanti ma ancora più importante è la qualità del progetto politico“: così Giuseppe Conte al Senato mette le mani avanti nel chiedere di votare la fiducia al suo governo. Tra i fischi e le proteste dell’opposizione, il premier fa un chiaro riferimento dunque al fatto che molto probabilmente stasera non raggiungerà la maggioranza assoluta, perché 161 voti non ce li ha. Ecco perché punta alla maggioranza relativa.

Conte parla al Senato e rinnova l’offerta ai centristi

Dopo aver incassato il sì della Camera, oggi Conte ha parlato nell’Aula in Senato con un intervento-fotocopia di quello di ieri, rinnovando il suo appello ai “volenterosi”. Ossia i senatori sparsi qua e là – nel Misto, tra i centristi, tra gli ex M5S – che potrebbero votare la fiducia. I punti fermi del discorso del premier sono gli stessi di quelli espressi ieri alla Camera: porta chiusa a Renzi e Italia Viva, “rei” di aver “gettato nello sgomento il Paese con una crisi inspiegabile”. Offerta ai centristi e a chi ci sta dei posti nel governo lasciati da Iv – due ministeri e una poltrona da sottosegretario – e la promessa di una legge elettorale proporzionale. Offerta che nella mente del premier dovrebbe far gola anche a Forza Italia. A tutt’oggi però il centrodestra resta compatto e pure l’Udc conferma che voterà contro.

Il premier attacca ancora Italia Viva

“Chiedo un appoggio limpido e trasparente che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Quello di oggi è un passaggio fondamentale della vita istituzionale del nostro Paese”, dice Conte. “I numeri sono importanti e oggi lo sono in modo particolare, ma ancora più importante è la qualità progetto politico”. Un passaggio quest’ultimo che ha scatenato le ire dell’opposizione, che giudica inadeguata l’azione di governo, soprattutto nella gestione della pandemia. Infine l’appello a tutte le forze politiche e parlamentari di aiutare la maggioranza. Per “ripartire e superare la crisi prodotta nel patto di fiducia con i cittadini”. Crisi ovviamente causata dagli attacchi “anche scomposti” di Iv, poi sfociati nel ritiro dei ministri renziani dal governo.

Conte chiede di ripagare i cittadini per la loro fiducia nelle istituzioni, altrimenti si rischia la rabbia

Renzi ha compromesso questo patto tra istituzioni e cittadini, dice Conte pur senza mai nominare il leader di Iv. I cittadini, che hanno fatto tanti sacrifici e hanno fiducia nelle istituzioni, che “hanno dimostrato la grandezza e la resilienza della nostra nazione” potrebbero sentirsi traditi e quindi “si rischia la rabbia e lo scontro“. Pertanto vanno ripagati. Come? “Buttandoci alle spalle il grave gesto responsabilità che ci ha precipitato in questa condizione di oggettiva incertezza“. Infine, Conte si rivolge alle forze della maggioranza giallofucsia. “Nei prossimi giorni concorderemo le condizioni per rafforzare la squadra di governo. Come ho detto già ieri, non intendo mantenere la delega al ministero dell’Agricoltura e designerò una autorità delegata di mia fiducia per gestire il comparto dell’intelligence”.

Stasera il voto al Senato: Conte parte da 142 sì (la maggioranza assoluta è a 161)

La giornata al Senato sarà lunga. Dopo gli interventi di 43 senatori iscritti a parlare – Renzi è atteso nel primo pomeriggio – e le 8 dichiarazioni di voto – tra cui spiccano quelle di Teresa Bellanova per Iv e Matteo Salvini per la Lega – a partire dalle 20.30 circa inizieranno le operazioni di voto per la fiducia a Conte e al governo giallofucsia. Al Senato il premier parte da 142 senatori, di cui 92 del Movimento 5 Stelle, 35 del Partito Democratico, 7 delle Autonomie e 6 di Liberi e Uguali e di 2 senatori a vita (Mario Monti e Liliana Segre). Per raggiungere almeno quota 152-153, Conte ha bisogno dei voti di almeno una decina di senatori del gruppo Misto. I giornaloni filo-governativi addirittura ipotizzano che il premier supererà i 155 voti. Più facili da trovare sulla carta, che in Aula. Staremo a vedere. In ogni caso quota 161 resta un miraggio. Senza la maggioranza assoluta il premier dovrebbe dimettersi, dice Iv. Ma Conte, con l’avallo di Mattarella, vuole tirare a campare.

Adolfo Spezzaferro

 

 

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