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Abusi sui minori, l’allarme dei pediatri e l’assurdo vizio di mostrare i propri bimbi sui social

by Stelio Fergola
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bimbi social

Roma, 14 apr – Mostrare i bimbi sui social è un vizio, pessimo, di tanti utenti genitori. Motivato dalla più ingenua delle inclinazioni, l’esibizionismo che fin quando riguarda gli adulti può essere innocua e perfino comprensibile, ma quando coinvolge i piccoli potrebbe essere pericolosa. A certificare la questione c’è l’allarme degli specialisti del settore, i pediatri, che mostrano dati sul tema abbastanza inquietanti.

L’allarme dei pediatri sulle foto dei bimbi sui social

Come riporta Tgcom24, la Società italiana di pediatria,  rileva come per ogni bimbo tutti gli anni vengano postate circa 300 immagini online: un’abitudine pericolosa molto sottovalutata dagli stessi adulti che, magari ingenuamente, “sfogano” anche la felicità di essere padri e madri in questo modo. Spesso le foto sono corredate da dettagli ancora più pericolosi per la sicurezza del piccolo: nome, età, perfino il luogo in cui vive. Secondo i dati, prima dei cinque anni di età un figlio rischia di essere esposto sul web addirittura un migliaio di volte. Le destinazioni? Le solite: Facebook (54%), Instagram (16%) e Twitter (12%). La pedopornografia, ovviamente, è il maggiore dei pericoli denunciato dalla Sip.

“Sharenting”

La spericolata abitudine viene identificata con il nome di “Sharenting”, dalla parola “share”, ovvero “condividere”. Una moda pericolosa sulla quale interviene anche il presidente della Società pediatri, Annamaria Staiano, che dice: “È importante supportare le mamme e i papà, bilanciando la naturale inclinazione a condividere con orgoglio i progressi dei figli con l’informazione sui rischi connessi alla pratica della condivisione“. Cinque sono i consigli essenziali: essere consapevoli della diffusione della pratica e comprenderne i pericoli, sapere che mettere i figli online può significare costruire una loro immagine digitale senza consenso, non condividere mai foto dei bimbi in stato di nudità, attivare notifiche che avvisino i genitori se il nome dei figli appare nei motori di ricerca, e infine rispettare il diritto alla privacy dei minorenni.

Stelio Fergola

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