Reggio Emilia, 5 ago – Si mette (ulteriormente) male per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, coinvolto nello scandalo del sistema di affidi illeciti legato ai servizi sociali della Val d’Enza. Stando a quanto emerso da un passaggio dell’ordinanza con cui il gip Ramponi ha respinto la sua richiesta di scarcerazione dai domiciliari, sarebbero in corso ulteriori approfondimenti investigativi, riguardanti alcuni nuovi aspetti delle attività del primo cittadino – ora sospeso – del comune reggiano.
“Nessuna attenuazione della misura”
Nel rigettare per la seconda volta la richiesta di liberazione avanzata dai legali di Carletti il gip spiega che «non sussistono ragioni per un’attenuazione della misura, tantomeno per una revoca, tenuto conto della pendenza di indagini anche relative ad altre fattispecie contro la pubblica amministrazione, analoghe a quelle per cui è cautelato (delle quali è dato conto negli atti a oggi trasmessi dal pm)». Il sindaco di Bibbiano sta scontando la misura cautelare dei domiciliari per l’ipotesi di abuso d’ufficio e falso, per le quali si professa innocente.
Gravità indiziaria
Il giudice confermato la «sussistenza della gravità indiziaria» e dell’«elemento soggettivo doloso», che chiariscono la necessità della misura imposta. «È chiaro che le pressioni o le sollecitazioni anche ingannatorie poste in essere a suo tempo ben potrebbero agevolmente essere ripetute se l’indagato fosse lasciato libero di comunicare con terzi». Nella delibera il gip si basa sulla testimonianza dell’ex sindaco di Gattatico, Gianni Maiola: «Maiola ammette che la giunta fu ‘ingannata’ da Carletti», riferendosi a un meeting dell’Unione in cui Maiola espresse i suoi dubbi sulla correttezza dell’operato della Onlus Hansel e Gretel, ricevendo rassicurazioni fallaci da Carletti, da Nadia Campani, alla guida dell’ufficio di piano dell’Unione, e dalla psicoterapeuta Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali Val d’Enza – quest’ultima indagata per falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali gravissime.
A inchiodare Carletti alle proprie responsabilità c’è anche la testimonianza della stessa Campani, ritenuta credibile e riscontrata «da altri elementi acquisiti sia documentalmente che da dichiarazioni testimonial». Durante l’interrogatorio la Campani «ha esplicitamente ammesso che Carletti e gli altri componenti della giunta dell’Unione, viste le ridotte dimensioni dell’ente si relazionavano direttamente con i responsabili amministrativi delle varie aree». Inoltre, «sulle rassicurazioni Carletti viene contraddetto da Campani quando sostiene di averle ricevute da quest’ultima che, anzi, ha asserito di avergli manifestato notevoli perplessità».
Cristina Gauri
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