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Caso Orlandi, primi esami sulle ossa: "Sono di una donna adulta"

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 7 nov – Le ossa ritrovate nel Palazzo della Nunziatura Apostolica sarebbero di una donna di 25 – 30 anni. A dirlo è direttore di Medicina Legale dell’università di Tor Vergata, Giovanni Arcudi, nominato consulente dal Vaticano, alla luce dei risultati dei primi esami. Arcudi si è così sbilanciato, precisando che per la conferma definitiva “dobbiamo aspettare l’esito delle analisi di laboratorio”, ma da una prima impressione i resti non sarebbero di un’adolescente.
Il medico legale ha inoltre aggiunto: “Io per la verità non ho mai avuto la sensazione che si trattasse di lei”, riferendosi a Emanuela Orlandi. E le stesse considerazioni valgono per Mirella Gregori. Anche perché, spiega ancora Arcudi, contraddicendosi in parte con quanto già detto “Da una prima analisi non posso dire che siano ossa di una donna, non possiamo stabilire con certezza il sesso senza l’esame del dna”. Si allontana così l’ipotesi che la ossa ritrovate siano di Emanuela Orlandi o di Mirella Gregori, le due ragazze, all’epoca adolescenti, sparite misteriosamente a poche settimane di distanza nel 1983.
Nello stesso Palazzo dove sono state trovate le ossa, ieri sono stati rinvenuti anche altri resti umani. La polizia ha infatti effettuato un altro sopralluogo, dato che allo scheletro mancavano gli arti inferiori. Quello che gli inquirenti hanno però scoperto sono i resti di un cranio e di una mandibola, il che infittisce ancora di più il mistero attorno al ritrovamento.
Ogni speranza di fare chiarezza è quindi affidata al dna. Secondo i primi esami della scientifica i resti rinvenuti sono in buone condizioni, nonostante giacessero in un terreno umido, pertanto dovrebbe essere possibile procedere all’estrazione e alla comparazione con quello di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
La famiglia Orlandi, intanto, si astiene da ogni conclusione. Mediante il legale Laura Sgrò fa sapere: “Non cambia nulla. Non sappiamo se Emanuela è morta e se è morta non sappiamo quando. Quindi aspettiamo l’esito del dna”. Tuttavia la famiglia non si dà pace. Il fratello di Emanuela, infatti, chiede con forza il motivo per cui di fronte al ritrovamento si sia subito pensato al caso Orlandi: “Vogliamo capire chi per primo ha associato questa vicenda a quella di mia sorella. Anche su questo attendiamo risposte dagli inquirenti”.
Anna Pedri

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1 commento

rino 7 Novembre 2018 - 11:27

Nulla esclude che la povera ragazza (quale che sia delle due scomparse) sia stata segregata per dieci e più anni prima di trovare la morte.
Comunque sembra di smuovere merda, più scavi e più puzza!

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