Tutelare il personale sanitario
Tenui miglioramenti, ma senza cantar vittoria
“Siamo tutti quanti ovviamente preoccupati, ma altrettanto soddisfatti di quello che l’Italia ha messo in campo – prosegue – Credo che i provvedimenti presi siano profondamente giusti, forse con qualche ritardo all’inizio, ma è comprensibile; la macchina burocratica ci mette un po’ di tempo a digerire i dati di un’epidemia come questa”. Un barlume di miglioramento, per guerra c’è: “E’ la velocità di trasmissione, di espansione che sta rallentando. Diciamo che la curva si sta appiattendo per quanto riguarda i nuovi contagi. Questo è un elemento positivo ma ovviamente non sta a a significare che la battaglia sia vinta“, anche perché, sottolinea Guerra, “la mortalità segue un andamento leggermente ritardato nel tempo rispetto ai nuovi contagi”. Del resto l’unico dato certo in italia rimane quello dei decessi, che ieri è stato più alto dell’altro ieri – a significare che la flessione del fine settimana era fisiologica ma non rappresentava una costante di calo.
Molti moriranno se non proteggiamo il personale medico
“Ci sono voluti 67 giorni per arrivare ai primi centomila contagi, 11 giorni per 200mila e 4 giorni per trecentomila”, ha detto invece l’altro ieri il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un briefing da Ginevra. Anche in questa occasione si è parlato delle condizioni di sicurezza del personale sanitario, che “può svolgere efficacemente il proprio lavoro solo quando può lavorare in sicurezza. Continuiamo a ricevere notizie allarmanti da tutto il mondo di un gran numero di contagi tra gli operatori sanitari”. “Anche se facciamo tutto il resto nel modo giusto, se non diamo la priorità alla protezione degli operatori sanitari, molte persone moriranno perchè l’operatore sanitario che avrebbe potuto salvare loro la vita è malato”, ha aggiunto.
Cristina Gauri
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