Roma, 7 nov — In principio fu la Madre dei Draghi, il personaggio di Daenerys Targaryen nel Trono di Spade che non potendo aver figli «cova» nel fuoco tre uova di drago e ne diviene, per l’appunto, la madre; ma la realtà non è un libro di G.R.R.Martin, le regine sanguinarie in groppa a mostri sputafuoco vanno relegate al fantasy e dunque tocca accontentarsi della «mamma di un cane», ultimo sottoprodotto massificato del capitalismo. Che in quanto tale inizia a reclamare i propri diritti, o meglio la sottomissione della collettività ai propri capricci: nel caso di specie, l’equiparazione dell’animale da compagnia alla prole umana.

La “mamma di un cane” vuole i diritti delle madri vere

Definirsi «madre di un cane», termine assai di moda sui social, è l’equivalente degli uomini che dichiarano di esser donna perché indossano una parrucca e un paio di tette finte: la biologia non è un’opinione. «Sono la mamma di un cane, voglio la stessa flessibilità di cui godono le mamme dei bambini», frigna l’editorialista woke Mary Madigan dalle colonne del sito di news australiano news.com.au. Secondo questa leggiadra fanciulla chi ha un cane ha diritto alle agevolazioni riservate ai genitori, come permessi speciali in caso di malattia del «bimbo peloso», o per andare a prelevarlo (sic) all’asilo. «Dovete andare a prendere i vostri figli all’asilo? Anche io, il mio cane va all’asilo. E’ anche molto costoso, 65 dollari al giorno e spendo di più se faccio tardi. Quindi, devo andare».

Cani che vanno all’asilo

«Prima che cominciate ad odiarmi, permettetemi di spiegare. Prendere un cane mi ha fatto capire quanto sia dura per le madri che lavorano», esordisce spiegando nei dettagli come la propria vita sia stata rivoluzionata dall’arrivo del peloso, attorno al quale ruota tutta l’esistenza della sedicente «mamma». Basterebbero le prime frasi per chiudere l’argomento e relegare la questione al centro di igiene mentale: come è possibile paragonare l’allevamento di un cane — seppur impegnativo ed economicamente gravoso da gestire — all’impegno che comportano la crescita e l’educazione di un essere umano? Come equiparare gli sforzi per mantenere in vita una bestia — che ad andare bene vivrà 15 anni e imparerà forse a dare la zampa e non fare la cacca sul tappeto — con quello di plasmare un individuo, il quale una volta cresciuto dovrà integrarsi in un contesto sociale?

Il piccolo ometto che fa i bisogni

«Tutto per un piccolo ometto che ogni tanto fa i bisogni in casa», dice. «Avere un cane ha creato un carico di lavoro supplementare nella mia vita, ma non ho nessun accesso alla flessibilità garantita alle madri che hanno bambini». Insomma, la quipresente «mamma del cane» vorrebbe far pagare alla collettività il fatto di aver fagocitato una bestia nella propria sfera affettiva.

Non è mica finita: la nostra editorialista dichiara di provare «invidia» nei confronti delle mamme umane. Non perché queste hanno dato alla luce dei bimbi: figuriamoci se un ego ipertrofico e perennemente autoriferito può concepire l’orgoglio di generare una vita. Semplicemente, le invidia perché le ritiene privilegiate: «possono uscire prima dal lavoro, hanno orari flessibili o lavorano da casa». Quindi, «dobbiamo chiedere lo stesso sostegno per le mamme con animali. So che non sono bambini, so che non sono una mamma» ma «amo il mio cane oltre ogni immaginazione». Non vediamo come questo possa essere un nostro problema.Leggi anche: Basta trattare gli animali come esseri umani! (e chi lo fa è un disadattato)
Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

4 Commenti

  1. Passi per il commento decisamente inadeguato in merito alla comunità ligbtqia, indice di una mentalità che definire medievale è dir poco, per il resto sono relativamente d’accordo.
    Innanzitutto, un cane può essere lasciato da solo e non succede nulla… se questo genio vuole spendere 65€ al giorno per affidarlo ad altri allora è una SUA scelta e di scelta e non ha certo senso fare pesare ad altri tale decisione. Ci sta tenere al proprio animale domestico, è perfettamente comprensibile, ma i cani non sono bambini.

  2. […] «Se qualcuno si assenterà più di una volta nei prossimi trenta giorni non avrà più un lavoro – si legge nel messaggio –. Sapete io in undici anni e mezzo per quanti giorni mi sono assentata? Zero. Anche quando ero ammalata. Una volta ho avuto un incidente stradale, gli airbag sono esplosi e la mia auto era distrutta, ma sapete cosa? Sono arrivata al lavoro, puntuale! Non ci sono più scuse». Non c’è cane defunto che tenga. […]

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