Milano, 9 feb – Domani sarà il Giorno del Ricordo delle vittime dell’eccidio, ma sarebbe meglio dire della pulizia etnica, subito dalle popolazioni giuliano-dalmate ad opera dei partigiani titini al termine della Seconda Guerra Mondiale. E’ fatto obbligo, per le amministrazioni pubbliche, enti locali, e quindi anche per le scuole di ogni ordine e grado, di organizzare eventi o comunque di commemorare con atti simbolici questa tragedia italiana.
Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) pertanto come ogni anno emana delle circolari ai suoi distretti regionali, che a loro volta inoltrano agli istituti, affinché si provveda ad istituire una debita attività didattica volta a spiegare agli studenti quello che fu un vero e proprio genocidio perpetrato nei confronti degli italiani. Però a leggere la circolare di quest’anno, per la Regione Lombardia, si nota una certa “pacatezza” nelle parole del direttore generale regionale, Delia Campanelli: “Si celebra il 10 febbraio il “Giorno del Ricordo”, istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 per ricordare “la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. In occasione di questa ricorrenza civile della Repubblica è necessario per tutti noi, educatori e studenti, un momento di pacata riflessione su una pagina dolorosa della nostra storia. Il mio auspicio è che la memoria del passato possa sempre costituire, soprattutto per i più giovani, un valido supporto per costruire il futuro a partire dai principi fondanti della nostra Costituzione e da quelli universali della tolleranza, del rispetto dell’altro, della solidarietà umana”. Otto righe scarse di circolare per invitare studenti e docenti ad effettuare una “pacata riflessione” sulla tragedia delle Foibe. Nessun accorato invito a svolgere attività didattica mirata, nessun utilizzo dell’arte retorica per invogliare, spingere, i docenti ad occuparsi in modo serio della vicenda. Anzi, un invito alla “tolleranza” ed al “rispetto”, che potrebbe essere anche sensato se non fosse che manca una parte fondamentale in questo discorso; parte che però non manca in un’altra circolare degli uffici del Miur lombardo sempre a firma del direttore, quella emanata in occasione della “Giornata della Memoria” per l’olocausto del popolo ebraico.
Eh sì, perché a leggere le due circolari appaiono evidenti numerose differenze, a cominciare dalla lunghezza: quella sulla “Giornata della Memoria” è, difatti, molto più lunga. Può sembrare un’inutile pignoleria, ma un documento che riempie quasi un foglio intero ha un “peso” diverso, maggiore, rispetto a 8 striminzite righe di testo: denota infatti una particolare cura, o voglia, di occuparsi della vicenda a fronte di un documento, quello sulle Foibe, scritto sbrigativamente, oseremmo dire redatto “d’ufficio”. Analizzando il testo poi appare evidente l’enfasi riservata solo ed esclusivamente a beneficio della “Giornata della Memoria”, in quanto nelle 25 righe viene ricordato come “La Shoah è stata una tragedia agghiacciante della nostra storia che “è necessario ricordare”, come scriveva Primo Levi, per ricomporre in un quadro di insieme organico le nostre conoscenze storiche sui tragici eventi del passato e le forti emozioni che la rievocazione di tale dramma ancora desta in qualunque essere umano. Aggiungo, però, che ricordare non è sufficiente. Abbiamo tutti bisogno anche di riflettere, per comprendere come la nostra società possa e debba operare scelte significative per il suo stesso futuro”. Enfasi che non finisce qui, perché alla fine del documento si legge chiaramente che “A tutti spetta, dunque, il compito di riflettere e di scegliere, ma chi opera nella scuola ha una missione ancora più complessa e importante: educare i più giovani alla riflessione e alla scelta, che vanno condotte proprio sulla scorta degli insegnamenti anche tragici del passato, promuovendo una memoria feconda che onora le vittime innocenti nel monito a non commettere più gli stessi errori, nell’impegno a uno studio storico intellettualmente onesto e generosamente diffuso tra i nostri ragazzi”.
Appare evidente, anche solo per questi due passaggi, come ci si trovi davanti ad un palese caso di “doppiopesismo”: da una parte si pone l’accento sulla necessità didattica di promuovere una memoria che onori le vittime e che eviti il ripetersi degli stessi errori, dall’altra, al massimo, viene dato l’invito ad una “pacata riflessione” nei principi di tolleranza e rispetto del prossimo della nostra Costituzione. Anche a non voler essere faziosi si evince dai due documenti come la dirigenza lombarda del Miur si ponga in modo asimmetrico rispetto alle due tragiche vicende: da una parte, per la Shoah, per lunghezza e contenuti traspare l’intenzione di “spingere” il corpo docenti a celebrarne la ricorrenza, dall’altra, per le Foibe, molto meno, anzi, sembra quasi che la circolare sia stata fatta, come già dicevamo, solamente perché andava fatta: una mera questione d’ufficio.
Non è nostra intenzione cercare di oscurare una ricorrenza rispetto ad un’altra, per quello, come magari malignamente riteniamo, ci ha già pensato il Miur; quello che intendiamo denunciare è la differenza di trattamento, oseremmo dire di “dignità”, riservata alle due ricorrenze, e trattandosi del Ministero è quantomeno esecrabile.
Vittorio Sasso
6 comments
Mi pare ovvio: le vittime italiane contano molto (ma molto) meno… ma a pesarci bene pure le vittime pellerossa, armene, ucraine, etc etc… c’è solo una strage etnica “necessaria da ricordare”.
….tanto vero
” Terra rossa, terra mia
Quando sono andato via
Ho affidato a te il mio cuore
Ti ho giurato eterno Amore
Casa mia, terra mia
Terra rossa, sangue mio
Rosso il sangue dei miei padri
Massacrati ed infoibati
Sangue il pianto dei miei padri
Esiliati ed umiliati
Terra e sangue ho nel mio cuore
Terra rossa, dolce amore,
lacrime della mia gente
Terra rossa che non sente
Il dolore mai lontano
Del popolo Istriano
Vojo tornar, voglio tornare
Vojo tornar, voglio tornare
A casa mia!
Istria, Fiume e Dalmazia
Né slovenia, né croazia
Terra rossa, terra Istriana
Terra mia, terra Italiana!
Istria, Fiume e Dalmazia
Né slovenia, né croazia
Terra Dalmata e Giuliana
Terra mia, terra Italiana!
Questa terra ho nelle vene
Questa terra mi appartiene
Terra nostra per la storia
Nel mio sangue la memoria
Terra e sangue sempre uniti
Non possono esser divisi
Terra mia santificata con il sangue
Terra sacra
Questa è la mia religione
Unità della Nazione
Religione insanguinata
Religione della Patria
Terra pazzamente amata
Terra mai dimenticata
Ogni vero Italiano è anche Dalmata e Giuliano”
questa formidabile canzone degli ULTIMA FRONTIERA è musicata sul testo del Cap.Parac.Cristian Pertan 1974-2005 (di cui lo scrivente suggerisce articolo su questa splendida testata) e cantarlo a squarciagola è la più sentita maniera di celebrare il 10 Febbraio.
il titolo del brano è “terra rossa” come il colore del terriccio della casa dei miei nonni a Pola, “terra rossa” in quanto bagnato dal sangue Istriano di chi era stato ucciso dagli slavi anche dopo il 1945,a guerra terminata.
PS mi pregio che questa MUR MIURS (o come diavolo si chiama)
abbia destinato poche righe dedicate al Ricordo;
mi preoccuperei davvero, se anzichè stare in compagnia di un Capitano della Folgore (“Terra Rossa”), un Gabriele D’Annunzio (“Il profumo dell’Italia è tra Unie e Promontore”) un Dante Alighieri (“sì com’ a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna”) mi trovassi tra le palle un Saverio Tomaso qualunque,che richiamato su FB da un utente sulla ricorrenza del 10 Febbraio ha postato:
“e le foibe ?”
Come figlio e nipote di esuli giuliano-dalmati ti ringrazio per avermi dato la possibilità di conoscere questa struggente canzone. Oggi la reciterò a mia madre davanti alla candela che ogni anno accendiamo per i tanti che conobbero quella triste sorte e per tutti gli infoibati,che ancora oggi sono in attesa di ricevere il giusto riconoscimento del loro sacrificio.
condividiamo lo stesso sangue e radici.
un forte abbraccio.
Grazie Nemesi mia mamma ha molto apprezzato la poesia/canzone. Un fraterno abbraccio da parte di mia madre e da me.