E’ curioso vedere pari pari questo tipo di ragionamento nelle posizioni antidroga di Papa Francesco. Nel suo discorso del 20 giugno di fronte alla International Drug Enforcement Conference il Papa va inizialmente sul sicuro con il โnoโ a tutte le droghe per il bene dell’umanitร e contro il mercato della morte (โVorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga รจ un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessiโ). Peccato che poche righe dopo si faccia alfiere di fraintendimenti che finiscono per alimentare epidemie di malattie e morti: โPensare di poter ridurre il danno, consentendo lโuso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problemaโ; e ancora โLe droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto giร detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga โ. Affermare che le cure farmacologiche siano una strada sbagliata quando รจ un dato consolidato che nei paesi in cui si diffonde il trattamento i tassi di infezioni e di mortalitร si riducono, รจ senz’altro un messaggio confuso per chi promuove vita e salute. Forse non รจ cosรฌ scontato, direbbe appunto l’autore del libro su Madre Teresa, che la Chiesa miri a questo.
I termini con cui le medicine sono inglobate nel concetto negativo di โpsicofarmacoโ come โdroga sostitutivaโ sono un peccato niente affatto veniale: รจ inconcepibile invitare le persone a non usare le medicine per curare il cervello (su cui le droghe producono alterazioni e che produce di conseguenza sintomi e comportamenti alterati). Inconcepibile รจ l’accostamento delle droghe alle medicine, come dire che un veleno e il suo antidoto sono la stessa schifezza chimica. Curare non รจ mai una rinuncia, sicuramente invece lo รจ invitare a non utilizzare le terapie di riferimento per andare verso il nulla della presunzione spirituale (che non ha mai guarito nessuno, quasi nessuno per chi crede nei miracoli). Dire che una cura รจ una seconda โdipendenzaโ รจ un incrocio tra negare il problema (la malattia รจ una dipendenza) e mistificare il senso della cura (che รจ tale proprio perchรฉ diversa dal legame con una droga, anzi opposta, come lo รจ la terapia metadonica rispetto alla dipendenza ad eroina).
Il livello scientifico, รจ purtroppo questo nel discorso di Francesco. Il livello umano decisamente incomprensibile, perchรฉ risolvere un’epidemia significa curare le malattie, e il benessere terreno si fonda sulla conoscenza dei meccanismi dei mali e delle loro cure.
Chi seguisse questi insegnamenti, certamente penserebbe di cercare soluzioni non farmacologiche, che risolvano il problema โalla radiceโ (come se naturalmente fosse facile e non lo facessero giร un po’ quelle farmacologiche), ovvero curarsi senza farmaci, scalandoli il prima possibile, e con lo scopo di rimanere puliti da ogni sostanza chimica, farmaco o droga che sia la sua โetichettaโ ufficiale. Ecco, chi facesse cosรฌ andrebbe incontro a tre fenomeni scientificamente certi: morte per overdose, aggravamento della dipendenza fino alle sue complicazioni, infezioni varie tipo HIV e HCV, distruzione della propria identitร sociale e dei propri progetti individuali e di relazione.
L’organizzazione della sanitร , in un suo recente documento ufficiale sulle linee-guida per la prevenzione e la cura per la tossicodipendenza, ha detto esattamente l’opposto.
L’ingenuitร uccide come la malafede, ma qui si rischia che la malafede di chi ha scritto quelle poche righe di discorso diventi ingenuitร , e uccida silenziosamente, nelle mani di milioni di malati e famiglie, credenti e non, che vedono in questa figura religiosa una guida autorevole.
Se poi sia malafede o presunzione non รจ chiaro, ma รจ difficile equivocare cosรฌ cinquanta e passa anni di pratica e di letteratura sulla dipendenza, e in particolare su quella attualmente piรน curabile, quella da oppiacei. C’รจ di sicuro che dietro questo tipo di dichiarazioni c’รจ anche un attivismo, una imprenditorialitร , indicata in senso denigratorio dai suoi detrattori come โcristoterapiaโ, che vende comunitร terapeutiche, percorsi di riabilitazione, rieducazione, ricostruzione della persona e quant’altro pretendendo, spesso, che per accedervi non si facciano, o si abbandonino, le cure farmacologiche. Peraltro, cure farmacologiche che costano allo stato cento volte meno al giorno di una comunitร . Stretti tra il fuoco della cristoterapia e gli entusiasti della cannabis, i malati di dipendenza da narcotici possono solo sperare di trovare una cura โper casoโ, nonostante gli autorevoli interventi di chi li ama (purchรฉ non si curino), e il disastro di chi li vuole emancipare legalizzando. Il miglior modo di amare, ed emancipare l’individuo รจ curarlo dalla malattia che lo affligge, non nel nome del dolore ma dello star meglio. Il resto รจ la tanto inutile โcaritร che uccideโ.
ย Matteo Pacini
Fonte
http://www.news.va/it/news/ai-partecipanti-alla-31esima-edizione-dell-interna