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Gaza, la trattativa sul cessate il fuoco che dimostra l’irrealismo di Israele sulla guerra

by La Redazione
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Roma, 14 feb – Per Gaza ancora nessun cessate il fuoco, per una tregua di cui si discute da mesi, nonostante a questo punto le pressioni provengano addirittura dal Mossad. Eppure, la guerra israelo-palestinese ha assunto caratteristiche parrossistiche, incarnate nella determinazione di Tel Aviv ma anche nell’assoluto irrealismo di obiettivi che, andando avanti, stanno mostrando tutti i loro limiti.

La trattativa prorogata sul cessate il fuoco

Si dirà che i protagonisti della discussione siano Hamas e Israele. E invece, a dibattere sono il presidente israeliano Benjamin Netanyahu e i vertici del Mossad, ovvero il servizio di intelligence di Tel Aviv. Tutto in casa, per dirla con espressioni semplici. Come riporta l’Agi, ciò che sappiamo al momento è che i negoziati iniziati qualche giorno fa su Gaza e su un cessate il fuoco che a questo punto estremo cominciano a desiderare in tanti, siano stati prorogati per altri tre giorni. Il che, banalmente, denota difficoltà di punti di incontro, ma anche – forse – un minimo desiderio di raggiungerli. Nel frattempo è proprio Netanyahu a bocciare la proposta dei suoi servizi, avanzata nei giorni scorsi, di fermare gli scontri, come riporta anche l’emittente israeliana Kan.

Sul contenuto della proposta medesima, al momento, non c’è alcun dettaglio. Si sottolinea solo che provenisse dallo stesso capo del Mossad, David Barnea, oltre che dal massimo esponente dell’agenzia di intelligence Shin Bet Ronen Bar e dal maggiore generale Nitzan Alon. Il Mossad, sostanzialmente, punta a recuperare gli ostaggi oggetto del contendere tramite lavoro “di settore”, invece che proseguendo con gli attacchi. Secondo quanto emerso, l’idea sarebbe stata proposta al premier diverse volte, con eguali risposte negative, tanto che lo stesso Netanyahu ha chiesto ai tre di andare ai colloqui del Cairo, con presenti sia il capo della Cia William Burns, quello dei servizi egiziani Abbas Kamel oltre al premier del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. “Ascoltare soltanto” eventuali nuove proposte di Hamas è l’obiettivo dichiarato. Le stesse che il primo ministro considera “deliranti”.

La difficile posizione di Netanyahu

In tutto questo si erge, preoccupante, la posizione sempre più instabile dello stesso Netanyahu, schiacciato da un’opposizione durissima sul fronte interno e dal fatto di aver proclamato e insistito su una guerra che ha un solo esito possibile, ovvero quella “distruzione di Hamas” (che qualcuno non a torto sospetta essere la distruzione totale dei palestinesi visti i numeri delle vittime, ma non ce ne concentriamo in questa sede). Sembra che qualsiasi uscita alternativa da questo tunnel – in cui si è però infilato da solo e va ricordato – possa essere considerata perdente. Anche se, in questo caso, la proposta proviene da un carine del potere israeliano, ovvero il Mossad. Il punto è quello a cui accennavamo nell’introduzione: gli obiettivi di guerra di Tel Aviv (sia nella versione ufficiale che in quella che possiamo solo dedurre) restano estremamente irrealistici, un fatto evidente dagli inizi del conflitto.

Alberto Celletti

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