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I giovani Usa non reggono l’alcol: i genitori se la prendono con noi

by La Redazione
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John-DurkinRoma, 24 feb – Sta destando un certo scalpore, negli Usa, la storia di John Durkin, il 21enne americano morto a Roma in circostanze ancora da chiarire. Il ragazzo frequentava l’università Trinity College Campus per uno scambio culturale di sei mesi ed è scomparso dopo una serata a Campo de Fiori per essere ritrovato tre giorni dopo sulle rotaie della linea Civitavecchia-Roma, nella galleria Pamphili, all’alba di giovedì. Il torso nudo, le gambe amputate di netto da un treno.

Mentre proseguono le indagini, il Corriere della Sera ospita incredibilmente le lamentele a riguardo della comunità americana nella capitale: “Speriamo almeno che questa ennesima tragedia faccia emergere i rischi a cui sono esposti i nostri figli adolescenti che vengono a studiare a Roma – racconta al quotidiano una sedicente madre che preferisce mantenere l’anonimato -. Qui nella Capitale locali e supermercati ti vendono vodka a piacere senza mai controllare quanti anni hai, servono alcool ai sedicenni come fosse acqua. Qui è tutto free, c’è tutto a disposizione ed è naturale che i ragazzini impazziscano per questa libertà: anzi, proprio questo fatto di bere per strada (una cosa che è illegale nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti) fa loro perdere il controllo. Bevono finché non capiscono più niente e poi la serata finisce in tragedia”.

Non fa una piega: se i turisti americani non si trovano a loro agio con le leggi e le abitudini italiane, sono 60 milioni di autoctoni che birradevono cambiare registro. Anche sorvolando sul colonialismo intrinseco in questo tipo di dichiarazioni, resta il fatto che il paragone tra gli Usa morigerati e l’Italia immersa nella perdizione non regge nemmeno un po’. A cominciare dal fatto che il povero Durkin, ammesso che sia morto in seguito a una serie di bravate alcoliche, aveva comunque 21 anni. Ovvero l’età che anche negli Usa ti permette di entrare nei locali e bere tutto ciò che vuoi.

Ma, in generale, è proprio il modello statunitense che sembra fare acqua da tutte le parti. La stessa età limite di 21 anni sembra frutto di un rapporto irrisolto fra americani e alcol che risale ai tempi del proibizionismo. In Canada l’età minima per bere è fra i 18 e i 19 anni, a seconda degli stati, in quasi tutto il Sudamerica è di 18 anni, in Europa è fra i 18 e i 20 anni, in Italia addirittura è di 16 anni.

In molti stati americani, inoltre, gli alcolici possono essere acquistati solamente in negozi appositi, chiamati “Licor Store” che appunto vendono quasi esclusivamente vino, vodka, birra e altri prodotti alcolici. Inoltre gli americani sono tuttora costretti a nascondere una bottiglia di birra consumata per strada in un sacchetto di carta né possono comprare alcolici la domenica prima della fine della messa mattutina.

La rigidità statunitense, tuttavia, non sembra aver portato a una generale moralizzazione della società. Proprio per il fatto che fino a 21 anni non si può nemmeno entrare nei locali, le feste private prive di regole impazzano e tra i giovani sono diffusissimi i documenti falsi. Negli Usa, inoltre, 11 milioni di persone bevono prima del limite legale, e 7 milioni tra loro si ubriaca con regolarità. La metà degli adolescenti sotto i 14 anni ha fatto conoscenza con l’alcool e uno su cinque in questa fascia di età sa cosa è l’ebbrezza etilica. Un quattordicenne su nove ammette di aver bevuto almeno cinque dosi di alcool in una sola seduta nelle ultime due settimane.

Sicuri che sia questo il modello da importare per far sentire a loro agio i ragazzotti americani in vena di sbornie all’ombra del Colosseo?

Giorgio Nigra

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