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I giudici tornano “in azione”: boicottato il rimpatrio di due clandestini da Palermo

by La Redazione
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sbarchi clandestini

Roma, 28 ago – Tra i giudici e i clandestini c’è amore, lo sappiamo bene. Quanto meno, quelle correnti della magistratura ben note, ahinoi dominanti nella categoria, che tanto rumore hanno fatto dal post mani pulite in poi non solo nel condizionamento e nel rastrellamento delle classi dirigenti, ma anche su un altro principio, quello dell’immigrazionismo, da favorire in ogni modo. E una di queste è bloccare le azioni governative o comunque tutte quelle che seguano la linea proveniente da Roma. Il governo di Giorgia Meloni, lo sappiamo, sul fronte dell’immigrazione ha fatto solo disastri finora, o quasi. Il poco che ha partorito, e questo va ribadito per onestà intellettuale, si trova i soliti ostacoli davanti. L’ultimo è avvenuto a Palermo, dove due gip hanno negato il trattenimento di cinque tunisini clandestini in vista di un eventuale rimpatrio.

I giudici tornano in azione a favore dei clandestini

Il trattenimento per cinque tunisini sbarcati pochi giorni fa a Porto Empedocle viene negato. Costoro, ovviamente, avevano presentato domanda di protezione internazionale.  Ora, quindi, sono liberissimi. La Tunisia, per chiarire, è uno di quei Paesi considerato “sicuro” e di conseguenza non imputabile di non poter trattenere i propri cittadini. Comunque, uno dei protagonisti di questa vicenda è tale Ala A., tunisino 23enne giunto clandestinamente  il 20 agosto sulle coste siciliane. Il gip di Palermo  Michele Guarnotta aveva convalidato il trattenimento in vista dell’esito della domanda nel Centro per richiedenti protezione di Porto Empedocle. Non la pensavano così altri due gip della sezione Protezione internazionale del tribunale di Palermo,  Eleonora Bruno e Sara Marino. La Bruno ha negato la convalida del trattenimento di due tunisini di 35 e 40 anni, mentre la Marinoa ha “replicato” tre connazionali di 33, 34 e 37 anni.

Secondo i due giudici “la mancata consegna del passaporto o la mancata prestazione della garanzia rappresentano sì dei presupposti che legittimano l’adozione della misura, ma non sono da soli sufficienti a giustificarla”. Secondo la Bruno e la Marino non esistono automatismi in grado di giustificare il trattenimento, in riferimento alla direttiva europea 33 del 2013 che lo prevede solo in “casi eccezionali” e come “ultima risorsa”. Insomma, il provvedimento “non risulta adeguatamente motivato con riferimento alla necessità di disporre il trattenimento quale unica misura necessaria”.

C’è chi parla di un “nuovo caso Apostolico”

Il riferimento è a Iolanda Apostolico, il giudice di Catania che nell’ottobre scorso fece rilasciare quattro clandestini – sempre tunisini – bloccando di fatto l’azione governativa sui trattenimenti ed eventuali rimpatri, come il ben noto decreto Cutro. In effetti, le circostanze di Palermo ricordano prepotentemente quelle catanesi. Il realtà il tema è sempre lo stesso: la magistratura (che sia una corrente minoritaria o maggioritaria ci interessa poco, ciò che conta è quello che produce la “classe dei giudici” nel complesso) che ostacola la politica e che le impone, tramite inchieste, azioni chiaramente indirizzate politicamente e quant’altro, di prendere una sola direzione possibile. Guarda caso, sempre quella molto incline a rispettare le cosiddette “tendenze internazionali”. Non le definiamo “agende” perché quelle sono decisamente più ipocrite. Insomma, ufficialmente anche l’Ue è contro l’immigrazione clandestina…

Alberto Celletti

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