Roma, 11 set – Anche il Senato ha votato sì alla fiducia al governo M5S-Pd-LeU. Con 169 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti, il premier Giuseppe Conte incassa la seconda fiducia in Parlamento. Ora l’esecutivo giallofucsia è pienamente operativo. La maggioranza tuttavia è un po’ più risicata rispetto alle previsioni (c’era chi ipotizzava che avrebbe raggiunto quota 171), tenendo conto che la soglia è di 161 senatori.
I voti sul Conte bis
Nel dettaglio, su 319 senatori ne erano presenti 308, 11 gli assenti, 307 i votanti, visto che per prassi il presidente non vota. Hanno votato la fiducia i due senatori del Movimento italiani all’Estero, Ricardo Merlo e Adriano Cario. Tra i 5 stelle, come annunciato, ha scelto di astenersi in segno di polemica il senatore Gianluigi Paragone. Lo stesso ha fatto il dem Matteo Richetti e i tre senatori dell’Svp (che però daranno supporto al governo di volta in volta). Contro ha votato l’ex M5S Carlo Martelli. Come era prevedibile, a favore del governo si sono schierati anche i senatori a vita: Mario Monti, Giorgio Napolitano (assente per motivi di salute, ma aveva annunciato che avrebbe votato sì), Liliana Segre. Assenti, oltre all’ex presidente della Repubblica, anche Renzo Piano e Umberto Bossi. Tra quelli che non hanno espresso alcun voto ci sono anche due esponenti della nuova maggioranza: il 5 stelle Lello Ciampolillo e la dem Tatiana Rojc. Non hanno votato anche Saverio De Bonis (Misto, ex M5S), e cinque senatori di Forza Italia: Massimo Vittorio Berruti, Donatella Conzatti, Gabriella Giammanco, Fiammetta Modena, Laura Stabile.
Alta la tensione in Aula
Oltre al durissimo botta e risposta tra Matteo Salvini e il premier Conte, con il leader della Lega che ha sottolineato come l’inciucio giallofucsia non rappresenti la maggioranza del Paese e sia tenuto insieme dalla sola paura di tornare alle urne, e l’ex “avvocato del popolo” ora “avvocato delle élite” che l’ha definito addirittura un “nemico“, in Aula il clima è stato tesissimo per tutta la giornata, con i continui attacchi dell’opposizione. Renato Schifani di Forza Italia si è detto sicuro della vita breve del governo M5S-Pd-LeU: “Il suo governo cadrà, presidente Conte. Cadrà qui, in Senato… Come abbiamo fatto in modo che nel 2008 cadesse il governo di Romano Prodi. La sua, presidente, è infatti un’alleanza eterogenea, composta da partiti che non solo non la pensano allo stesso modo, ma hanno storie diverse”. Contrapposte, anzi. Tanto che – conclude Schifani – “lei può partire oggi, avrà la maggioranza in Senato, ma gradualmente l’erosione del suo governo sarà irreversibile…”.
Zaffini (FdI) contro i “tre comunismi”
Francesco Zaffini di Fratelli d’Italia si è scagliato contro i tre comunismi del Conte bis: il “comunismo del Pd di cui essi stessi si vergognano”, il comunismo “paleolitico” di LeU e, uno su tutti, il “comunismo dei 5 Stelle, che possiamo tranquillamente chiamare comunisti inconsapevoli (inconsapevoli di tutto, anche dell’essere comunisti)”. Il senatore di FdI ha anche attaccato il premier: “Un volo leggiadro da Salvini a Boldrini. Come altro descrivere, presidente Conte, il suo passaggio da un governo sovranista ad uno post-comunista?“.
Tra urla, fischi, cartelli e magliette “Parliamo di Bibbiano”, la battaglia in Senato si preannuncia aspra fin dal primo giorno e per la maggioranza giallofucsia non sarà così scontato “tenere botta”.
Adolfo Spezzaferro