Roma, 6 giu – La revoca da parte del Lazio del patrocinio al Roma Pride è diventata un vero e proprio caso politico, con la sinistra che parla di deriva autoritaria e la comunità Lgbt che taccia il presidente della Regione Francesco Rocca di essere un ignavo.
La revoca del patrocinio al Roma Pride
Nonostante l’iniziale concessione del patrocinio, la Regione Lazio ha deciso di fare un passo indietro dopo la pubblicazione da parte degli organizzatori del Roma Pride di un documento politico intitolato Queeresistenza. Oltre a generici attacchi al governo guidato da Giorgia Meloni, con tanto di fissazione per la “nera onda conservatrice, reazionaria, clericale e bigotta”, nel testo è presente un rivendicazione dell’utero in affitto: “Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (GPA) etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena e autentica autodeterminazione”. Un passaggio che ha portato alla revoca del patrocinio, in quanto la firma istituzionale della Regione “non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”.
Gli organizzatori contro Rocca
Il portavoce del Roma Pride Mario Colamarino, nonché coordinatore del Circolo per la cultura omosessuale “Marco Mieli”, ha incolpato l’associazione Pro Vita & Famiglia per quanto accaduto: “Siamo ormai alla farsa Pro Vita ordina e la politica esegue”. E li definisce “talebani cattolici”, passando successivamente a criticare duramente lo stesso presidente del Lazio Rocca: “Con la generosità che ci contraddistingue concediamo il patrocinio speciale del Roma Pride, creato apposta per il Governatore. Quello dell’ignavia”. Infatti, il presidente di Pro Vita, Jacopo Coghe, aveva denunciato l’incoerenza della concessione del patrocinio regionale: “Mentre in Parlamento il centrodestra propone di rendere l’utero in affitto un reato universale, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca concede il patrocinio al Gay Pride che vuole legalizzare la maternità surrogata”. Per poi aggiungere: “Ci chiediamo se il centrodestra non sia in preda ad una schizofrenia perché il documento politico del Pride, al quale è stato dato il patrocinio, è chiaro: legalizzazione dell’utero in affitto, matrimonio egualitario, adozioni per coppie dello stesso sesso, trascrizioni anagrafiche per i ‘figli’ delle coppie gay, identità di genere, progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e ‘la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione’”.
Le reazioni della politica
Com’era prevedibile, la scelta di Rocca ha provocato un’ondata di indignazione da parte della sinistra. Immancabile il commento del deputato Pd Alessandro Zan: “Puntano a trasformare l’Italia nell’Ungheria di Orban”; per poi rincarare la dose del suo delirio: “Questa è omofobia di Stato. La destra ha lo sguardo rivolto verso il Medioevo. Usano i pregiudizi per alimentarli e discriminare una parte dei cittadini. Esattamente come faceva il fascismo”. “Deriva ungherese” che è lo spauracchio anche di un altro piddino come Peppe Provenzano, che aggiunge: “Loro – cioè la destra – pensano di essere diventati i padroni dell’Italia”. Sulla stessa linea anche il renziano Ivan Scalfarotto: “Dire che il Pride è volto a promuovere comportamenti illegali è una frase che mi sarei aspettato dal patriarca Kirill, da Orban, in Polonia o in Uganda”. Commenti allucinati, per capire quanto poco discriminato sia il Pride basterebbe dare una rapida occhiata alla lunga lista di sponsor e finanziatori, che però qualche effetto sembrano averlo sortito. Infatti Rocca parrebbe essere pronto a cedere al ricatto, tanto da offrirsi ad un riconciliazione pur con qualche paletto: “Colamarino chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione, e immediatamente ridaremo il patrocinio. Ma non c’è spazio di mediazione per l’utero in affitto”.
Michele Iozzino