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Istituto europeo cancella il Natale: “Per l’uguaglianza etnica”

by Michele Iozzino
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Natale

Roma, 24 ott – L‘Istituto universitario europeo di Fiesole (Eui) è pronto ad archiviare il Natale e cambiare nome alla festività, il tutto per un’assurda pretesa di inclusività.

L’Istituto universitario europeo vuole rinominare il Natale

Come reso noto dall’agenzia Sir che riporta una corrispondenza interna dell’istituto, poi confermata dallo staff della comunicazione dell’università, il presidente Renaud Dehousse ha deciso che “l’ex festa ‘Natale’ verrà rinominata, per eliminare il riferimento cristiano”. Una presa di posizione che deriverebbe dagli obblighi presenti nel “Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’Eui”, il quale prevede che “le feste religiose vanno inserite nel calendario, dall’altro il linguaggio con cui le si comunica deve essere ‘inclusivo’”. Ma chissà come mai, quando si parla di inclusività a rimetterci sono sempre le nostre identità e tradizioni. Tra i nuovi nomi che circolano anche un generico “Festa dell’Inverno”. Si assicura che “gli aspetti tradizionali e folcloristici possono rimanere parte dell’evento”, una concessione che ha tutta l’aria di un contentino o peggio, come se poter festeggiare il Natal non dovrebbe essere di per sé un qualcosa di scontato e acquisito.

Le reazioni della politica

Una decisione che, come era prevedibile, ha scatenato più di una polemica. È il caso ad esempio delll’euro-deputata leghista Susanna Ceccardi: “Il presidente dell’Istituto universitario europeo di Fiesole vuole cancellare il Natale, perché eliminare i riferimenti cristiani di questa festività significa comprometterne integralmente l’essenza: un momento di gioia, di riflessione e di storia millenaria della nostra comunità”. In altre parole, togliere al Natale il suo significato religioso significa svuotarlo di senso. Un legame identitario rimarcato anche dalla stessa sede dell’Eui, ovvero un luogo di culto cattolico come la Badia Fiesolana: “Cancellare il Santo Natale significa cancellare la nostra identità e mi sorprende che questa proposta provenga proprio dal presidente di un Istituto universitario, che ha sede peraltro in una Badia, il quale dovrebbe invece strenuamente insegnare a difendere e rispettare le nostre tradizioni e la nostra identità”. Per poi concludere segnalando il portato distruttivo di una simile scelta: “Questa proposta apparentemente sconclusionata risponde in realtà a un’ondata di pensiero politicamente corretto che mira a cancellare i tratti distintivi della nostra civiltà in nome di un presunto rispetto delle altre culture. Ma non ci può essere rispetto per gli altri se non impariamo a rispettare innanzitutto noi stessi. Mi auguro quindi un passo indietro immediato su questa decisione da parte dei vertici dell’Istituto”.

Michele Iozzino

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