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Khamenei contro il “presidente terrorista” Trump: “Ha ucciso Soleimani non in battaglia ma da vigliacco”

by Adolfo Spezzaferro
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Teheran, 17 gen – “Il presidente terrorista dell’America” Donald Trump “ha commesso il crimine” di uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani “non nel campo di battaglia, ma in modo vigliacco”. Così la Guida suprema della Rivoluzione islamica ayatollah Ali Khamenei durante un eccezionale sermone del venerdì pronunciato oggi nella grande moschea di Teheran e trasmesso in diretta dalla tv di Stato. Alla preghiera ha preso parte una folla immensa, che si è assiepata nell’imponente struttura fin dalle prime ore del mattino.

“L’Iran ha colpito il prestigio e l’orgoglio dell’America”

Soleimani “combatteva nelle prime linee contro i terroristi dell’Isis. Era il più importante comandante nei combattimenti contro l’Isis in Siria e in Iraq ma gli americani non hanno avuto il coraggio di affrontarlo sul campo di battaglia e lo hanno ucciso mentre era in vista a Baghdad dietro invito del governo iracheno”, ricorda Khamenei. Con l’attacco missilistico contro la base militare statunitense in Iraq della settimana scorsa, l’Iran “ha colpito il prestigio e l’orgoglio dell’America”, ha detto ancora la Guida suprema.

“Quei pagliacci che sostengono di essere dietro il popolo sono bugiardi”

Poi Khamenei ha fatto riferimento alle proteste dei giorni scorsi contro le forze armate per l’abbattimento per errore di un aereo ucraino (con a bordo soprattutto iraniani). “Quei pagliacci che sostengono di essere dietro il popolo sono bugiardi. Sono manipolati dai nemici e non hanno dedicato le proprie vite alla sicurezza dell’Iran, diversamente da gente come Soleimani”, ha detto la Guida suprema. Trump è un “pagliaccio” che finge di sostenere il popolo iraniano ma poi lo “colpirà alle spalle con un pugnale velenoso”.

Era dal 2012 che non officiava la grande preghiera musulmana

Era dal 2012 che Khamenei non officiava la grande preghiera musulmana. La Guida lo fa solo in periodi di crisi: lo fece nel 2009, in concomitanza con le proteste contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla guida del Paese; poi nel 2011 per contrastare le cosiddette “primavere arabe“, frutto della destabilizzazione della regione ad opera degli Usa (e non solo). L’ultima volta che Khamenei tenne il sermone durante le preghiere del venerdì fu nel febbraio del 2012, sempre in occasione dell’ondata di proteste “pilotata” dall’intelligence di altre potenze straniere.

Adolfo Spezzaferro

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