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La diversity nel caso Maignan: quando a essere inclusivi sono i “cattivi”

by Michele Iozzino
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Roma, 26 gen – L’integrazione fa capolinea nel modo più inaspettato nel caso Mike Maignan, con i 5 autori degli insulti razzisti che sembrano la versione Netflix di una curva: tra le persone individuate ci sono anche una donna e un uomo di colore. Vittoria dell’inclusività o dimostrazione che nella faccenda il razzismo c’entri poco?

Maignan e l’inclusività dei “cattivi”

Un concetto spesso impugnato all’interno della cultura woke è quello di diversity, ovvero la necessità che le minoranze abbiano una adeguata rappresentazione. Per “adeguata” si intende ovviamente sovradimensionata. Una delle applicazioni più visibili di questa impostazione è il mondo del cinema o delle serie tv, dove perfino personaggi di lunga data e amati dal pubblico vengo riscritti per essere neri, queer, o quant’altro. Finalmente – si fa per dire – la diversity è entrata anche nel mondo del calcio, ma nella maniera più inaspettata, ovvero dalla parte dei cattivi o presunti tali. Insomma, a rappresentare la diversità di una società multietnica sono proprio i colpevoli di quei cori e di quegli insulti per i quali quella stessa società li avrebbe voluti escludere e bandire.

Ma quale razzismo? Allo stadio gli insulti colpiscono tutti

Ma andiamo con ordine. Il tutto ha inizio nella sfida di sabato tra Milan e Udinese. Il portiere dei rossoneri Maignan abbandona il campo, lamentando – per usare un eufemismo – insulti razzisti rivolti al suo indirizzo. Seguono momenti di confusione, con la partita che viene sospesa per qualche minuto, almeno fino a quando Maignan non decide di ritornare in campo. La vicenda aveva suscitata una enorme attenzione mediatica, con indignazione e condanne verso i tifosi dell’Udinese, arrivate perfino dal presidente della Fifa Gianni Infantino. Già sulle pagine di questo giornale avevamo ridimensionata la portata effettivamente razzista o discriminatoria della faccenda, ricordando come allo stadio gli insulti sono insulti. Anzi, sono spesso bipartisan, attaccando tutti e per qualsiasi motivo. Che una persona di colore, come quella che sarebbe tra i soggetti individuati, possa insultare un calciatore di colore perché nero e possa farlo con intenti razzisti è una evidente contraddizione. Gli insulti si spiegano non perché Maignan è nero, ma solamente perché è della squadra avversaria.

Michele Iozzino

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