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Meloni, i sindacati e quell’Irpef che non calerà mai

by Stelio Fergola
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Roma, 31 mag – Giorgia Meloni incontra i sindacati, e il primo risultato tangibile sono le solite scaramucce. Il presidente del Consiglio tende la mano, i cosiddetti rappresentanti dei lavoratori la rifiutano. Ma il cuore del discorso è un problema che dura da decenni e non trova mai una soluzione reale: le tasse.

Meloni ai sindacati: “Ampliamento sensibile della fascia più bassa dell’Irpef”

Difficile che il premier non lo sappia, come è difficile ormai che non lo sappia chiunque faccia politica attiva, quanto abbassare il carico fiscale non significhi tagliare qualche punto, ma dare una sforbiciata netta e senza appello ad aliquote che – senza troppi giri di parole – negli ultimi trent’anni hanno messo in enorme difficoltà praticamente tutti, dalle classi medie, ai lavoratori dipendenti fino a rendere ancora più complicata l’esistenza a quelle meno abbienti. Allora Giorgia Meloni parla ai sindacati, ancora una volta, e mette al centro del discorso esattamente quel punto, usando la parola “sensibilmente”, cioè in modo deciso, riguardo a un eventuale abbassamento del carico fiscale per i lavoratori: “L’obiettivo della delega fiscale è la riforma complessiva del sistema, con una riduzione progressiva delle aliquote Irpef per abbassare la pressione fiscale. Questo significa, nella nostra idea, ampliare sensibilmente lo scaglione più basso per ricomprendervi molti più lavoratori”. Insomma, più persone possibili che paghino meno tasse.

Dal canto loro, i sindacati si vantano delle loro solite e inutili proteste teatrali, con Maurizio Landini che gongola così: “Le mobilitazioni di maggio hanno prodotto questa convocazione del governo e questa disponibilità, che prima non c’era, a fissare tavoli specifici. Nel merito però oggi il giudizio non è naturalmente positivo, risultati non ci sono stati, non hanno dato risposte alle nostre rivendicazioni”. Poi, tanto per non tradire il suo pubblico, annuncia un’altra manifestazione: “Noi consideriamo importante questa convocazione, ma risultati ad oggi non ci sono, quindi per quello che ci riguarda bisogna proseguire la mobilitazione”.

Tasse giù: sarà vero? La storia recente ci suggerisce scetticismo

Tanto per cominciare, andrebbe sottolineata la natura “traslatoria” della proposta di Meloni, che sposterebbe un numero più alto – ancora non si sa bene di quanto – di lavoratori nella fascia più bassa dell’Irpef, abbassando in questo caso il costo del lavoro sul lato fiscale e non reddituale. Non si tratterebbe quindi di un taglio vero e proprio, sebbene quanto percepito dal fisco per singolo lavoratore corrisponderebbe a un carico minore. Sarebbe, in ogni caso, una buona notizia: più soldi in tasca, più potere d’acquisto, economia che gira più facilmente rispetto ad adesso. Ma la verità è che la pressione fiscale in generale andrebbe abbassata nettamente, il che significa davvero 4 o 5 punti in meno per scaglione, e per tutti: dai lavoratori ai datori di lavoro ed imprenditori. Se i primi affannano per uno stipendio decurtato in modo vergognoso, i secondi fanno i conti con l’estrema difficoltà di risparmiare per i tempi bui e negli ultimi decenni spesso sono passati dalle stelle di una condizione agiata alle stalle di una proleratizzazione che ha investito gran parte della società. Da un lato c’è la paura di non riuscire ad andare avanti, dall’altra il terrore dell’impoverimento che già ha colpito in tanti. Stesso dicasi per varie categorie economicamente ancora floride ma che rischiano molto in futuro a causa sia del sistema fiscale che viviamo che della mancanza assoluta di tutela del loro lavoro, dagli artigiani, ai tassisti minacciati dalle sigle globaliste, più varie ed eventuali. Insomma, le ragioni che rendono complicato il futuro economico degli italiani sono moltissime: togliere da questa lista infame almeno le tasse sarebbe qualcosa di benedetto. Ma la sensazione è che con la difficoltà di stare sempre dietro ai soliti soffocanti vincoli europei, tutto ciò rimarrà lettera morta ancora una volta (se non, al massimo, per i soliti spiccioli).

Stelio Fergola

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1 commento

fabio crociato 1 Giugno 2023 - 6:52

Non tralascerei la questione prezzi, gonfiati da nuovi intermediari per altro parassiti nullafacenti (mascherati da servizi digitali avanzati); di fatto una forbice delle forbici da aprire bilateralmente, altrimenti una dinamica favorevole è impossibile.

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