Milano, 8 lug – Protestare pacificamente – ma fermamente – contro l’operato di un sindaco è ancora permesso in Italia? In teoria si, ma non secondo la Comunità Ebraica di Milano, che allarmata chiede che vengano adottate misure ferree di contrasto a gruppi come CasaPound, rea di aver contestato in due occasioni – durante un consiglio comunale prima e con striscioni apparsi in città pochi giorni dopo – il primo cittadino meneghino sul tema del business immigrazione.
“Negli ultimi mesi abbiamo visto diversi gruppuscoli neofascisti neofascisti rialzare la testa”, lamenta in una lettera a La Repubblica Milano Davide Romano, assessore alla cultura della locale Comunità Ebraica, il quale si domanda “se ai vari furbetti in camicia nera non è stato concesso troppo spazio”. Romano parla della Festa del Sole organizzata da Lealtà Azione, ma anche delle numerose manifestazioni organizzate da CasaPound (spesso in collaborazione con i primi) come la commemorazione dello scorso 29 aprile al Campo X del cimitero maggiore.
Le proteste contro Sala sembrano però aver fatto perdere la brocca a Romano, il quale ritiene che i gruppi godano di “troppa tolleranza” e sia dunque necessario intervenire. Come? L’assessore si trasforma in un “ghisa”, un poliziotto della municipale milanese: “Se non in casi rilevanti, ritengo efficaci le sanzioni amministrative: le multe sono infatti più rapide e possono essere un disincentivo, così come comminare un fastidioso obbligo di firma“. “Iniziamo dunque – prosegue – con imporre loro nulla più che il rispetto rigoroso della legge”, dato che “sono contrario a sbattere in carcere questi fanatici, si rischia di fare di loro degli “eroi” antisistema”. Troppa grazia, assessore. Ma sia detto per inciso: in uno Stato di Diritto, tutte queste competenze non dovrebbero spettare, senza eccezione alcuna ivi comprese le indebite invasioni di campo, alle forze di Polizia o alla Magistratura?
Nicola Mattei