Roma, 5 mag – Il Pd ha una vera ossessione per il ddl Zan, tanto che ripresenta al Senato il testo identico a quello bocciato sei mesi or sono. “Battaglia mai abbandonata”, afferma convinto il segretario Enrico Letta. Il ddl contro l’omotransfobia – trascorsi i sei mesi richiesti per poterlo riproporre – sarà depositato a Palazzo Madama, prima firmataria la capogruppo Simona Malpezzi. “Nessun ultimatum, nessuna sfida, nessuna bandiera”, spiega Letta in una conferenza stampa con i parlamentari Alessandro Zan, Monica Cirinnà e la stessa Malpezzi. L’intenzione è quella di “riannodare quel filo spezzato”.
Pd ripresenta ddl Zan al Senato: testo identico a quello bocciato sei mesi fa
Certo, Letta assicura che si valuteranno anche eventuali modifiche “purché non stravolgano l’obiettivo” del ddl Zan. Ma bisognerà farlo “entro la fine di questa legislatura o sarebbe una sconfitta”. Il tema dei diritti “è nel Dna del Pd”, è “il futuro del partito“, sostiene il segretario dem. Ma cosa è cambiato rispetto a sei mesi fa? Per il Pd, evidentemente, niente. Tanto che i dem ora guardano soprattutto a Italia Viva e Forza Italia che hanno posizioni più eterogenee in merito. “Fu una pagina brutta del Parlamento”, secondo Letta, che ricorda “l’applauso di scherno” che seguì l’affossamento della legge il 27 ottobre. A stracciarsi le vesti è anche la Malpezzi: “Non dimentichiamo quelle immagini tristi”.
Zan: “Finché c’è legislatura c’è speranza”. E la Cirinnà spera in un miracolo (ma non era atea?)
“Finché c’è legislatura c’è speranza, una legge contro i crimini d’odio esiste in tutta Europa, tranne che in Italia, Ungheria e Polonia”, lamenta Zan. “È un testo di mediazione assolutamente buono, speriamo in un miracolo. Speriamo che chi l’ha votata alla Camera la rivoti al Senato, in modo che possa essere approvata de plano in terza lettura alla Camera prima della fine della legislatura”, è l’appello della Cirinnà.
Al di là dei miracoli (laici, ça va sans dire) e dei latinismi della madrina Lgbt*, evidentemente al Pd sfugge qualcosa, visto che persino i renziani si sfilarono al Senato per via del nodo sul pericoloso e deleterio concetto di identità di genere, cardine del disegno di legge. Cavallo di Troia della lobby Lgbt* che non si capisce perché stavolta dovrebbe passare in Parlamento.
Adolfo Spezzaferro
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