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Crack banche, tanti paletti e molta burocrazia: i risparmiatori truffati due volte?

by Salvatore Recupero
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Roma, 15 giu –  I risparmiatori vittime dei crack delle banche popolari potranno essere risarciti. Dopo un lungo tira e molla tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, finalmente è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto in cui sono stabilite le modalità di accesso al Fir (Fondo indennizzo risparmiatori). Basterà questa misura per indennizzare gli investitori traditi dal proprio istituto di credito? Probabilmente no. Vediamo perché.

Chi verrà risarcito?

Il provvedimento stabilisce le “modalità per l’erogazione degli indennizzi a favore dei risparmiatori che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive o individuali degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza”.

Il “ristoro” riguarda i possessori di azioni e obbligazioni subordinate Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il provvedimento crea di fatto un doppio binario per i risarcimenti. Verrà data priorità ai piccoli risparmiatori in quanto chi ha proposto loro degli investimenti azzardati doveva tener conto del profilo di rischio del cliente: un pensionato non è un trader.

Pertanto i primi beneficiari di tale provvedimento saranno persone fisiche, imprenditori individuali, anche agricoli, coltivatori diretti, con patrimonio mobiliare di proprietà inferiore a 100mila euro o con reddito complessivo imponibile ai fini Irpef inferiore a 35mila euro nel 2018. L’indennizzo per gli azionisti sarà pari al 30% del costo di acquisto inclusi gli oneri fiscali e per i possessori di bond subordinati al 95% del costo di sottoscrizione, sempre inclusi gli oneri fiscali, entro 100mila euro a testa al netto di eventuali rimborsi ricevuti a titolo di transazione nonché di ogni altra forme di ristoro, rimborso o risarcimento.

Risparmiatori rimborsati, ma nessun automatismo

Chi non rientra in questi parametri dovrà ancora aspettare. La platea dei fortunati, purtroppo, è destinata a restringersi ulteriormente. Il ristoro, infatti, scatta solo saranno accertate “violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza” (il cosiddetto misselling).

A gestire le domande e i rimborsi sarà una commissione tecnica istituita da Consap. I componenti di quest’organismo stabiliranno “criteri generali e linee guida per la tipizzazione delle violazioni massive, individuali o di portata generale, di natura contrattuale o extracontrattuale”. In sintesi, il risparmiatore dovrà dimostrare di essere stato raggirato o obbligato a fare un determinato investimento. È il caso delle cosiddette “operazioni baciate”, ossia quando il collocamento dei prodotti finanziari è connesso all’erogazione di finanziamenti o altre forme di credito. Molti clienti per ottenere un mutuo o un finanziamento hanno dovuto comprare un pacchetto di azioni.

Nel mirino ci sono anche tutte quelle operazioni in cui vi è una palese asimmetria informativa.  I casi sono tanti, anzi troppi. Alla commissione tecnica l’arduo compito di approvare i piani di riparto dei fondi a disposizione ogni anno del Fir sulla base delle domande validate. La torta comunque rimane piccola e probabilmente non basterà a sfamare tutti i commensali.

Inoltre, i risparmiatori dovranno vedersela anche con un complesso iter burocratico. Alle domande dovranno essere allegati numerosi documenti (di identità, fiscali e bancari) e dichiarazioni, oltre alle copie “di eventuale documentazione bancaria o amministrativa o giudiziale utile ai fini dell’accertamento delle violazioni massive” del Testo unico della finanza “che hanno causato il danno ingiusto ai risparmiatori”. Insomma, anche se un primo passo è stato fatto, gli investitori raggirati dovranno penare ancora parecchio.

L’entusiasmo di Di Maio si scontra con la realtà

Nonostante questo, il vicepremier Di Maio si mostra entusiasta per il provvedimento approvato. In un post su Facebook il capo politico del Movimento 5 Stelle afferma infatti: “Questo non è il governo delle banche o delle multinazionali, questo è il governo degli italiani. E proprio per questo abbiamo lavorato per raggiungere un altro obiettivo: ancora più risparmiatori truffati dalle banche riceveranno l’indennizzo che spetta loro. È un risultato che otteniamo grazie a un emendamento presentato al decreto crescita”.

Nonostante il trionfalismo di Di Maio questo provvedimento rischia di essere una goccia nel mare. Il conto totale dei risparmi distrutti nelle crisi bancarie che si sono succedute dal 2015 a oggi è enorme. Secondo le associazioni dei consumatori “furono120mila gli azionisti della Popolare di Vicenza e 90mila quelli di Veneto Banca a vedere andare in fumo azioni illiquide e non quotate valutate 10 miliardi, dopo aver pagato aumenti di capitale per altri 4,9 miliardi e aver investito in bond subordinati per oltre 1,3 miliardi. Si sale a oltre 50 miliardi se si aggiungono gli azzeramenti subìti il 22 novembre 2015 da 130mila piccoli azionisti e detentori di bond subordinati di Banca Etruria (60mila investitori colpiti), Banca Marche (40mila), CariFerrara (24mila) e CariChieti (altre migliaia)”.

Per non parlare poi degli effetti collaterali: la stretta creditizia e la scarsa propensione degli italiani ad investire. La fiducia degli italiani nel sistema bancario è venuta meno. La vigilanza non ha funzionato e chi ha potuto se ne è approfittato. È evidente che il sistema ha bisogno di essere completamente rivoluzionato. Non basta un cerotto per tappare la falla di una diga.

Salvatore Recupero

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Bracco 15 Giugno 2019 - 9:49

Prevedibile.
In uno stato(con la iniziale volutamente minuscola)ove prevale l’economia sulla politica.

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