Perugia, 9 mar – Siamo a Perugia: nel capoluogo umbro è stata dedicata a Sergio Ramelli una rotatoria. Ramelli, per chi non lo ricordasse era un giovane studente milanese del Fronte della Gioventù. Fu brutalmente ucciso nel 1975 da alcuni militanti extraparlamentari di Avanguardia Operaia.
L’ennesimo oltraggio a Ramelli
Ieri, sempre per chi non lo sapesse era l’8 Marzo. Giorno della cosiddetta “festa della donna”. E in un tripudio di rabbia cieca, isteria e ignoranza incontrollata le sedicenti “femministe” che sfilavano in corteo per le vie di Perugia hanno vandalizzato la targa riportante il nome del giovane missino ucciso dai suoi avversari politici. In vernice rosa, badate bene, giacchè la loro rivendicazione di parità di genere corre sempre sul semantico perchè queste povere donne sono tutte forma, senza contenuto e senza etica.
Le manifestazioni a Roma e a Milano
Tra la pagliacciata di Roma in cui la manifestazione di Non una di meno sembrava più un corteo nel sambodromo di Rio che non una rivendicazione di genere di equità di diritti e salari e in cui il megafono non faceva altro che rimandare voci dai timbri innegabilmente maschili e quella di Milano in cui per “distruggere il patriarcato” le femministe sfilanti a coorte hanno pensato bene di imbrattare la statua che ritrae il giornalista Indro Montanelli è evidente dedurre che queste “ribelli” in seno al sistema non sanno contro cosa stanno combattendo. E soprattutto, qualora lo sapessero, non hanno idea di cosa sia il rispetto per l’avversario – o se non per l’avversario, almeno per i morti.
La cultura dell’odio “spalleggiata” dai democratici
La cultura dell’odio dei “paladini” della giustizia sociale fu direttamente responsabile della morte di Sergio Ramelli nel 1975, così oggi è la “madre” di questi gesti isterici e barbari. E’ solo cambiato il “mezzo” – ora solo “utili idiote”. E oggi come allora questa barbarie è coccolata come il vizio di un figlio un po’ scapestrato: basti considerare che alla variopinta e sguaiata manifestazione tenutasi ieri a Roma era ospite anche la politica del Partito Democratico Monica Cirinnà che, fieramente, reggeva un cartello riportante la dicitura: “Dio – Patria – Famiglia: che vita di merda”. Alle “signore” che hanno commesso questo gesto inqualificabile, questo screzio alla memoria di Ramelli, un giovane che aveva deciso di dedicare la propria vita (fino al tragico epilogo) a un ideale non solo non andrebbero riconosciuti altri diritti, ma andrebbero tolti anche quelli già acquisiti.
Ilaria Paoletti
7 comments
Ma non sono femministe, sono solo troie dei cessi (a)sociali, cosa altro potersi aspettare??!?
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Ignobili cagne parassite………le donne sono altra cosa. Naturalmente in tutte le manifestazioni in cui sono presenti piddine e comunistoidi fallite l’intelligenza trionfa………..si fa per dire, ovviamente.
L’immigrazione porrà fine anche al femminismo.
Cosa c’entra la targa in questione? Non sono “femministe” sono ritardate mentali.
[…] sono, rispettivamente, quattordicesima e quindicesima con 84 e 78 unioni civili. Insomma, alla senatrice Cirinnà faranno anche “schifo” “Dio, patria e famiglia” ma la possibilità di concedere cospicui “mantenimenti” a coppie magari di […]
[…] massa informe di pecore belanti asservite al potere anche quando presumono di esserne antagoniste: l’ultimo esempio eclatante di questa dinamica è lo sfregio che è stato compiuto proprio ai d… lo scorso otto marzo, a Perugia. Una folta schiera di femministe hanno individuato come proprio […]