Roma, 3 sett – Lo scandalo dei dossieraggi scoperchiato dall’inchiesta di Perugia è quello che, insieme al “caso Palamara”, ha portato ai cittadini prove inconfutabili della compromissione della magistratura (nel suo complesso e nei suoi risultati come “gruppo”, chiaramente, non nell’operato di tanti giudici onesti) sul tema della sovranità e della libertà di azione politica. Qualcosa che sapevamo già dai tempi di mani pulite ma che non era ancora stato “certificato” da fatti più evidenti (ed è stato reso ancora più complicato dal fenomeno oscuro dell’antiberlusconismo). Ora, sempre da Perugia, spuntano delle “novità” ulteriormente aggravanti di una situazione che, come già si sapeva, non coinvolge solo le toghe ma anche i giornalisti.
Scandalo dossieraggi: a Perugia si scoprono “memorie” scritte dai giornalisti “amici”
La Procura di Perugia vuole arrestare l’ex magistrato Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano, accusati di aver fatto “fugare”, dai computer della Dna (Procura nazionale antimafia) i dossier verso colleghi giornalisti interessati a screditare i personaggi presi di mira. Ebbene, il giudice preliminare oppostosi a questa richiesta aveva emesso un provvedimento che ora ci fa scoperchiare ancora meglio le carte: quando Striano è finito sotto inchiesta ha depositato una memoria difensiva. Si è venuto a sapere che questa memoria non era stata scritta manco di suo pugno, mna da un giornalista del quotidiano Domani. Uno di quelli che, insomma, riceveva le sue “informazioni. Chiamarli amici sembra addirittura riduttivo, a questo punto.
Il gip: “Indizi inconfutabili”
Un’inchiesta è composta anche di giudici e i giudici non sempre sono al di fuori di certi orientamenti, verrebbe da pensare. Ciò detto, quello di Perugia, nella fattispecie delle indagini preliminari, definisce “indiscutibile la sussistenza di plurimi, gravi e precisi indizi” di colpevolezza di Laudati e Striano. Questo già da quando il ministro della Difesa Guido Crosetto li aveva raccolti, citando proprio un articolo di Domani. La memoria difensiva sarebbe stata “elaborata d’intesa con il giornalista Tizian”, nome completo Giovanni Tizian, cronista della succitata testata.
Secondo la Procura, Striano e Laudati hanno avuto anche rapporti con indagati minori: “Ritiene la Procura che l’attività divulgativa e i contatti con gli altri indagati possano compromettere le indagini ancora in corso”. Questo sebbene l’idea del giudice sia diversa, per la pensione di Laudati e il trasferimento di Striano, ma non sulla gravità della situazione, che andrà indagata ulteriormente e approfondita. Si legge: “Ulteriori articoli pubblicati dal suddetto giornalista trovano immediato riscontro nelle interrogazioni a banche dati effettuate da Striano, quali quelle relative a movimentazioni di denaro della Lega Nord, su Attilio Fontana, Giovanni Toti, su Matteo Renzi e così via (…) il pm evidenzia come siano ancora in corso indagini al fine di verificare quali fossero le effettive finalità di Striano nell’operare un numero così considerevole di accessi abusivi, effettuati in favore peraltro non solo di numerosi giornalisti ma anche di soggetti organici all’interno di organismi istituzionali”. Insomma, i dossieraggi non hanno ancora finito con Perugia. O viceversa, chiaramente.